ogni giorno mi graffi
scempi la mia carne con gli artigli
della tua infinita, orrenda disumanità.
la saliva spruzzata dall’ignobile bocca
urlante menzogne e deliri
riesce a imbrattarmi la faccia.
a volte temo per la mia vita
mentre ti vedo accartocciare
nei pugni serrati
quelle di altri, meno forti di me.
gozzovigli ebbra di potere
estirpando il fiore appena sbocciato
e come il più fetido sepolcro imbiancato
dissimuli il ventre colmo della tua nequizia
dietro l'enormità di una povertà inventata.
ieri cacciasti il giovane Lazzaro da sotto i tuoi piedi
perché non gli toccassero neanche le briciole
ma nutrivi i tuoi bavosi vecchi cani
con prelibatezze condite con l'olio
sottratto alla lampada donata dallo Sposo.
hai dimenticato che non ti è dato
di sapere il giorno e l'ora del suo ritorno
mentre consumi l'orgasmo della dominatrice
nel veder leccare il pavimento
ai sottomessi comprati per due soldi
lungo i marciapiedi della grande crisi.
non figlia, non madre, non sorella
chi ti piangerà, domani?
non io, pietà di me,
non io.
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