Pubblicato il 28/05/2009 20:52:34
Un crine nero e il soffio del vento, resta la bianca polvere di un detrito e ti domandi se valga il tormento almeno quanto il peso del vissuto. L’aria stopposa si unisce al fremito, in apparente sospensione, di un animale lanciato in corsa verso domestiche catene di oppressione. E siedi lì, sul dirupo di quella brughiera, la testa tra le mani e le gambe vuote, come la mente che non risponde alle domande, e si affida a una preghiera. Un cavaliere ora cavalca nella nebbia elaborando in fretta l’erronea convinzione che lo condurrà lontano da te, per sempre, polverizzando la tua illusione come sabbia. Nascosta tra i rovi, su quell’arida roccia, insieme alle eriche selvatiche e alle ortiche, raccogli il senso di quel riposo dell’anima e ti accarezzano pensieri di dolci auspici. Come caduto dalla sella, il tuo fantino, respirerà terra e fango ed il rimpianto lo spingerà nell’abisso del silenzio, nel buio che ha negato il grande salto. Per te, dalla polvere di quell’eremo sorgerà un astro giovane e audace: lo annuncerà un alito di vento tiepido, sollevando un profumo d’assenzio.
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