Non ti ho mai tradita
devi darmene atto
come si prende un aquilone per il collo?
ho provato a baciarti con la forza
i nostri anni incoronati sparpagliati intorno
ho provato un gioco di prestigio
ma qualcosa è andato storto
è sceso a valle anticipando il vento di una risma
prima dell'ultima curva quando la quercia
s'inchina al giglio
la ragione scompare di avere ancora fretta
ho passato una mano sul tuo volto
quando la ragazza che in te veglia meno se lo aspetta
e ho fatto tardi tra i capelli
contando i passi delle dita
e quel che resta è solo nuca pelle azzurra
schiena di cielo costellazione di pensiero
che si fa corpo e nuvole
collasso del cuore e palpiti
magia nello schiudersi e sintassi
di un anima nel percorrere regioni sconosciute
la mappa delle vertebre
le tue labbra le ho volute
come si vuole volare da bambini
quando le ali sono piccole
ma è leggero il peso da sollevare
e non si ha sentore dei divieti
i limiti sono bolle di sapone
che durano pochi attimi nell'aria in sospensione
compendio di minuscoli arcobaleni
anche se hai ragione nel dire
che il futuro ci seppellirà
non fermare la mia lingua
per il tempo di una degna sepoltura
la paura è una cortigiana dai piedi scalzi
con un otre sempre pieno
di vino rosso che bevo d'un fiato
col ventre gonfio mi scordo di tutto
perfino di guardarti negli occhi
prima di andare a capo
e coltivare versi fradici col letame
in cui il tuo nome non compare ma fiorisce
fremere tremare reduci da un andamento più costante
strappare petali sotto ad un lampione
cercando responsi nella notte cupa
e avara di bagliori
credere alle favole per il tempo di crescerle
gestazioni sperimentali
accarezzano cortecce sugli altopiani
delle tempie immacolate
frastornate le cariatidi da tanto incedere
depongono feritoie sugli abissi del passato
scaliamo le vette del substrato
per raggiungere i latitanti del frastuono
il silenzio gioverà soltanto
a chi avrà avuto la pazienza di ascoltarlo
dalla caverna della libertà e un solo uomo
porterà la luce a tutto il mondo
sconnessi i passi a quale argine?
che non sia il caos?
i tuoi seni in bilico
appiattiscono quando ti premi sul mio petto
è una questione di fisica
e le masse impongono il loro peso alla trascendenza
ho bisogno di più corda per tessere una trama
che escluda l'ambivalenza dal filato
non si raggiunge la quiete
se non attraverso mille tempeste e il cane è addomesticato
contraria è la morte delle coscienze
alla ricerca del sè
abbiamo violato il patto che era una sera d'agosto
vorrei poter dire che hai fatto tutto da te
ma si son messi di mezzo un sole stanco
un mare calmo un altro re
senza scettro nè corona
una vita cordiale come un calcio in culo
e un litro di vodka di quella buona
lasciati i lidi all'asciutto dalle nostre consuete contaminazioni
siamo andati a pescare frasi e singole parole
dove l'acqua è più alta e scura
tiepida
per cacciarle roventi dalla bocca
va bene si guarda ma non si tocca
ma mi si stancano gli occhi
a tirarti in ballo tutte le volte senza nemmeno lambirti
isola ti griderò in faccia la prossima volta
che mi imbratti il quaderno di nascosto
e stronza per non avere rimpianti di sorta
non conosco i nomi delle costellazioni
non so dove mettere le mani
non conosci gli inverni
non sai dove poggiare gli oggetti una volta che li prendi
eppure i nostri dialoghi non sono mai aridi
perchè accendi roghi tutte le volte che parli
e io corro a spegnerli o a soffiarci sopra
a sublimare.
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