Come folle resa dei tuoi occhi
come calpestio sdrucciolo sull'altopiano
come sillaba che scivola dalle labbra
così raccolgo i petali
che gli amanti indecisi hanno sparso per strada
e tu conservasti nella mano
prima di renderli di nuovo al loro giorno d'ardesia
troppe parole per dirti che non t'amo
come quando il tempo non piangeva
le sue lacrime di cristallo
a mischiarsi con l'acqua veloce e leggera del fiume
dove ci battezzarono a una vita senza capricci
il ristoro dell'anima lo misurammo
con la sazietà del corpo che la imprigionava di vessilli
commettendo un errore di giovinezza
in forma e in sostanza senza abdicare
alla percezione tutta estetica
di un fato che non condanna la sua preda
a fare i conti con se stessa
fu facile perdere la vista
quando la notte si fece più intensa
della pupilla svelta del nostro sogno ad occhi aperti
ma la conquista di un comune spazio
in cui essere ciechi ci lasciò contenti
a catturare i minimi sbalzi di corrente
la prima cosa che toccai con una mira acerba
fu il tuo cuore morbido
altezza e frequenza del battito
a tenere la mano ferma
fino alla scomparsa del buio
un bacio soltanto prima che faccia giorno
fu la mia preghiera
senza accorgermene nemmeno
avevo superato già il punto di non ritorno
e non l'ascoltò nessuno.
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