Pubblicato il 05/09/2013 12:36:26
Ricordo il vaso di cristallo
che traboccava di rose
rigorosamente rosse,
eminenti dall'allegra
nebbiolina, loro strascico
nuziale, e il trillo
di un telefono ogni
anno più gracchiante,
ma non meno tenero.
La madre perdeva inesorabilmente
le scintille di una rara genialità,
ma il padre con incredibile
amore copriva
le defaillances di Amelié,
da vero eroe
di una battaglia ormai persa,
senza abbandonare il campo
intriso di lacrime disperse
da un senno dolce-amaro.
La sorella si ingeniava
a guarnire la torta
nuziale con rapide battute
ed incessanti abbracci.
Io schivavo ogni bacio,
temendo la fine
del viaggio, il grembo senza
fondo di Tanathos.
Oggi comprendo bene
come sbagliassi
nel fuggire quel
luminoso dolore.
Sullo stesso campo
oggi scintillo
di sorrisi donati
dai piccoli fiori
della mia famiglia.
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