La presenza umana a quest'ora è solo una teoria
di manufatti, un rincorrersi di pietra all'orizzonte
dove un cielo azzurro fino all'ossessione staglia i profili.
Così accade che il silenzio prenda il sopravvento,
la pausa invada l'opera. Sì, adesso tutto tace, amico mio,
l'ecolalia frenetica del giorno è lontana abbastanza
da ascoltarsi. Una riga sottile di bianco nel cielo
rimanda a qualcosa di lontano, un indefinito altrove
che non ricorda nulla, non si piega alla frusta della storia.
Mi lascio andare a un vagheggiare soffice, una sorta di
nebbia incosciente e morbida che avvolge tutto,
sfumando la pressione del reale. Non c'è molto altro da dire
a parte questo: ho visto una nuvola di uccelli disegnare
trame indecifrabili e perfette; erano migliaia, credo, o forse
pretendevano di esserlo. Nel caos, ognuno trovava il suo posto,
la sua direzione. Io stavo quaggiù, sola, osservatore perturbato
dall'osservazione.
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