Mi dice smettila di scrivere le tue cose che sanno di stamberga
cancella la lavagna e rassetta la stanza
fatti una doccia esci di casa magari bevi qualcosa
contieni gli eccessi favorisci gli eventi
torna a leggere qualche libro vai al cinema
ascolta la musica datti all'ippica fatti una corsa
e vedi gli amici.
Lo strazio della diaspora del mio ego
quantificabile in schegge di legno perse per i tendini del polso
non consola l'ultima primavera del tuo sorriso
la saliva finiva il suo coro a terra
quando ancora tentavi di colpirmi
frasi fatte per corteggiare l'aria
succhiare via i troppi sentimenti collusi con la malavita
non avere paura dell'afa della mafia del rione paradiso
non ho più niente a parte le voglie
tenute a bada da troppi crocifissi
finimmo i chiodi giocando a nascondino coi bambini
e poi tutto tornò come prima
consumando i respiri nelle gole sbagliate
al sapore di gomme masticate
lasciati libero di delirare
tanto nessuno ti ascolta mai veramente
a parte all'interno del confessionale maledetto
del tuo stesso misero cervello
e seppure faccia da cassa di risonanza
per una visione distorta della storia
permetti pure che s'addolori per la perdita dell'orizzonte di gloria
tutti abbiamo perso qualcosa
si smette di cercare anche solo in rispetto delle buone maniere
con quanta grazia facemmo di tutt'erba un fascio
senza tenere conto del rogo successivo all'accensione
o era all'ascensione?
ma questo implicherebbe un intervento di nostro signore
troppo duttile troppo fanatico per farsela col fuoco
se non sia di redenzione
abbassiamo il tasso di preghiera nel sangue
e avremo una vita magnifica
colorata da mille sospensioni dei fasci di luce
che trafiggono i solai scandalizzano i notai
di questa nuova fantastica inquisizione
la sua vita è felice si capisce da quello che scrive da quello che dice
se potessi ascoltarne la voce
viviamo nella stessa città eppure un mondo ci divide
che mi ha preso di mira perchè sono troppo buono troppo cattivo
ogni volta che il vento cambia
e dio sa quanto sia volubile come la donna
vento di periferia portami via dagli ingrandimenti
nelle foto digitali
dove mi si scopre a fare il pieno alla borraccia
per poi non partire mai per le estati al mare
non c'è una giusta conclusione
ma solo una pezza da applicare
nel punto esatto in cui lo strappo scopre la carne
vivere dicevamo è come mangiare una mela
in un attimo eterno di felicità
che pregiudica il corso del destino di ciascuno
senza far valere la propria capacità nutrizionale
e lasciando intravedere il futuro
nelle borgate preferiamo il digiuno
alla voglia di volare.
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