Pubblicato il 13/06/2010 18:51:30
“Entra: ecco la camera confusa e provvisoria/ dov’ero solo e dove aspettandoti vivevo,/ e la mia tristezza con la sua lampada e gli armadi,/ ed ecco il ritratto di mia madre a vent’anni”
Inizia così, con l’invito ad entrare nella propria camera e quindi nella propria vita, essendone la camera il luogo-simbolo, la storia d’amore in poesia che Paul Géraldy ha intitolato TOI ET MOI. Storia di due cuori che s’incontrano, si amano, si annoiano, si dividono e infine si ricongiungono, a perpetuazione di un’abitudine d’amore ormai tanto radicata da non poter essere divelta. Storia comune che la parola poetica riveste di fascino e fa assurgere a fatto unico. TOI ET MOI esce in Francia nel 1913, il suo autore è un giovane poeta che il tempo ha collocato nel limbo degli autori minori fino a consegnarlo all’oblio. Invero la sua è una poesia che non suscita clamori, non presenta particolari innovazioni rispetto al tempo coevo e non si ascrive nel registro di movimenti o stili che hanno avuto peso nell’evoluzione della letteratura moderna. Eppure possiede una sua grazia di gusto liberty e rappresenta uno dei primi indizi di quella forma poetica di sapore realista che in seguito sarebbe esplosa con altri poeti di maggior fortuna, quale ad esempio Jacques Prévert. Paul Géraldy, al secolo Paul Le Fèvre, nato nel 1885 e morto nel 1983, è oggi un poeta sconosciuto ai più e la sua opera non ha certo inciso il corso della storia letteraria, tuttavia questo suo libro, che peraltro fu fra le sue opere quella più conosciuta, è un esempio di quella letteratura che agli inizi del secolo riuscì a coinvolgere un numeroso pubblico di lettori. Se proprio vogliamo fare dei collegamenti possiamo fare riferimento a quella letteratura definita rosa che nel primo dopoguerra sostituì il sensualismo dannunziano con un romanticismo di carattere borghese. Paul Géraldy fu anche autore di testi teatrali che egli stesso chiamò “tragedie leggere”, drammi imperniati sui conflitti interiori e sui giochi psicologici dell’amore; inoltre pubblicò un libro di memorie dal titolo Carnet di un autore drammatico e un libro di massime sull’amore dal titolo Amore, appunti e massime. Al suo stile, che fu definito mondano e leggero, non si può negare quel fascino, costituito appunto da un’apparente fatuità, che è lo stesso fascino di un’epoca che viveva il fermento della frattura con i canoni del classicismo. Le poesie di TOI ET MOI ricordano quelle cartoline inizio-secolo dove le immagini avviluppate da intrecci e ghirigori floreali finivano per suscitare ineffabili sensazioni. Un gusto estetico che rappresenta il tempo in cui viene espresso, quel tempo definito belle époque che all’uscita del libro è al suo spasimo finale.
Le poesie della raccolta sono di carattere colloquiale, una storia d’amore da leggere con lo spirito del tempo cui si riferisce e l’amore vi trabocca espresso con veemenza e spesso con sovrabbondanza di effusioni e di tenerezze. Ricordiamo che al momento della sua uscita le atmosfere dannunziane impregnano ancora i salotti ed in simile contesto la poesia di TOI ET MOI può rappresentare un punto di rottura per la forma dell’espressione che si avvale di un lessico dove la parola non ha risonanze auliche e non esplora il mistero dei simboli e delle metafore. La raccolta è una sorta di diario attraverso il quale il poeta ripercorre il cammino della sua storia d’amore, dal primo incontro alla conclusione. I versi sono la scarna rappresentazione della realtà, sono il quotidiano che si fa poesia per accogliere l’oggetto dell’amore ed inglobarlo in un mondo fatto di cose tangibili: i dischi, gli armadi, la lampada, il ritratto, e di tensioni intime, segrete: la malinconia, i versi. Mano a mano che la donna amata s’inserisce in questa realtà d’amore il discorso poetico si allarga e abbraccia una visione sempre più ampia dove trovano posto la malinconia per un distacco, la gelosia, l’incantamento, il dubbio, la tenerezza, l’inquietudine, il litigio. Poesia d’atmosfera, talvolta resa con un fraseggiare di tenere dolcezze, talaltra comunicata con impalpabile lievità. Il registro colloquiale si impreziosisce a tratti di versi che lo illuminano e ne riscattano il dettato strettamente connesso alla banalità della vita quotidiana ( quella malattia di cui poco mancò che non morissi ; un profumo d’anima t’inventi che non ti conoscevo ancora; ci amiamo soltanto per avere cominciato). In un alternarsi di stati d’animo che vanno dall’esaltazione alla caduta si snoda una storia d’amore resa unica dalla capacità del poeta di imprimerle un carattere speciale. Poesia di gusto liberty, si diceva, non solo per la descrizione dell’ambiente dalla quale emergono gli abiti, i cappelli, le lampade, le stanze, i satin, i pizzi, le frange, ma soprattutto per l’atmosfera che vi aleggia: raffinata, sospirata nei dialoghi, sospesa per gli interrogativi, gli esclamativi, le reticenze. Un quadro d’epoca che se da un lato rende datata la raccolta dall’altro ne fa testimonianza di tutto un modo di vivere e di vivere l’amore. Un piccolo documento di vita borghese in cui la poesia è l’estremo tocco di eleganza.
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