Pubblicato il 20/05/2009 13:14:54
Di fronte alla casa suburbana si apre il minuscolo giardino; meschino, una striscia di verde, due alberi, un limone e niente. Ma la primavera ha portato colore, calore e vita, foglie ricche ed erbe. Un piccolo folletto, una ninfetta, neanche un metro, anzi, molto meno, sta vicino al suo gigante, al suo guerriero, a suo padre, stanco al sol calante. E gioca, la piccola, col cielo, con la natura di cui conosce il vero. E prende, dolcemente, una formica, ride e garrisce raccoglie anche una spiga; non ha paura nel suo picciol regno, segno che il padre vigila ben sveglio. Non col corpo, assai lasso, ma col cuore: potrei guardarti per ore, il ditino vagolante nel nitore dell’aria appena fresca della sera. Sorridi al cielo, giochi con la terra, ti perdi e trovi nel misero giardino, per te reggia, foresta; pian pianino, mi perdo nel tuo riso, nel garrito, che lanci al cielo appena colorito dalla sera. Non sembri mai stancarti, il sole cala, ma tu non mostri pena; piccolissima ninfa, tu, leggera, apri la mano, dentro il tuo tesoro. Me lo mostri, di nascosto: una foglia. Ridono gli occhi felici. Che gioia!
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