Segnava le burrasche sulle braccia
della terraferma, per ogni suono un segno
l’amore che sogni nella pagina tra i rami ,
dove siamo già nati, levigando
passandoci il cuore saliva dagli occhi
un movimento. Una cura è ancora viva :
la forza del colore che ricade
-il prezzo è la mancanza che batteva
scappata dalla carne la parola-
faceva venire le ossa di cristallo
mentre m’innalzavi dai capelli in cielo
restando a penzoloni le ginocchia
nelle crepe di corteccia con i fogli
coi pastelli , quel poco che avevamo,
continuavi a trovare che ” l’io è il miracolo del tu”
per ciò che siamo. attraverso gli alberi
inventa un nome allora ! che non torni via
dal viso, dal vento dai fiumi che porti nelle tasche
e tutti quei bambini sulla schiena
dietro una rondine prima o dopo finiremo
l’infinito? A retrocedere le matassine dei fili
disordinando l’aria ..dimmi la verità…

“bisogna fare come la bambina della scultura,
allungare i piedi fin dentro alla terra,
e diventare alberi,
attirando con i capelli i messaggi cosmici.” *

Come la bambina- andavo ripetendo-
coi piedi dentro gli alberi
e i capelli in cielo, a spostare il vento
A sfilare il sole. Per sempre
*Il Poeta del Parco, Lorenzo Mullon
Grazie Lorenzo..
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