Quando parlo da solo quella è la sua voce
nulla contraddice
il battito delle palpebre in ritardo sullo specchio
questo cortile non è un buon posto
per diventare vecchi
seguo il ritmo del naufragio dei miei pensieri
appeso all'amo
trasportato tra le dita fragili
di una santissima puttana dei ristori
coniugato alla tempesta
brandisco l'ascia
senza pressione apparente nei palmi
galleggia la lama
fusa con l'aria si combina
in un mulinare a vento
senza avere mai ragione del tronco
che spavento bambina!
è solo una rabbia repressa da troppo tempo
nel retro degli occhi
così quando li rigiro e svengo
divento un pidocchio dei tuoi capelli
mi piacerebbe dire amen
e ricevere la tua benedizione
ma proprio non riesco
ho morso la mia lingua
fino a dividerla in due pezzi
caduto nel buco
quanta strada ho percorso
prima che si bagnasse tutta
da capo a piedi
liscia la cortigiana
liscia come foglia senza nervi
traduce in battiti il verso dei miei polsi
come scricchiolano sono letto di bosco
calpestato trattenendo il fiato
questo cammino s'interrompe sulle tue labbra
sedotte dalla convivenza forzata
con le mie parole senza senso
ma non abbiamo fretta di arrivare
in nessun altro posto che non sia questo letto
fatto a fette e con i lupi alle calcagna
per favore fa balenare la verità dalla tua gola
prima che la stringa
affondare le unghie sul tuo collo sottile
un'innocenza che non ti puoi permettere
c'insegnano la vita con un ritardo tremendo
sulle nostre aspettative
così può capitare che seduto sul divano
aspetti gia la morte prima di vedere
la fine del film che danno in televisione
ci vuole coraggio a mantenere le molecole
alla giusta distanza perchè non dissipino la forma
di tutto quello che appare
come scorre il sangue è un fiume
lo vedo passare con la ferocia di questi giorni
tutta ancora sulle spalle
l'inferno davanti il paradiso perduto
come canta l'erba quest'estate
sui prati attorno all'orizzonte
le colline come scudo su cui riportare i caduti
sono onde di un profilo
che non ha mai vissuto il vero conflitto con la sorte
ecco perchè ancora medita e spera
che si rinnovi la stagione
il cuore grande e forte delle montagne
quello si ha storie da raccontare
la possibilità che si finisse tutti col pagare
per i propri lucidi peccati
è scemata col diritto
così nemmeno la vetta fa più distinzione
tra chi l'ha raggiunta
e chi l'ha solo sognata da un altare di pietra
controllo il mio delirio
da debita distanza
chissà cosa ne penserà la scienza?
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