Pubblicato il 20/05/2013 20:01:23
Mi cerca un tempo inquieto. Giungono qui le morti, lo spavento dei volti girati nel buio, le fotografie cadute dalle cornici. Viviamo a testa china, controvento. I colori sotto la corteccia di una luce avara, invernale, e sguardi usurati dai ritorni.
Avanzo con cautela perché si muovono veloci gli alberi trascrivono nella carne le cose fuggite dai nomi.
Imparo un tempo diverso, il tempo della pietra, la paziente geometria degli alberi in un’attesa che ferma il volo pietrifica l’ala sbarrata nell’azzurro. Trattengo quel che posso: un’acqua leggera, un suono, le corse dei viali.
La mano scrive nel buio ciò che sta sospeso e trema.
(tratta da "Nel solo ordine riconosciuto", L’Arcolaio, 2009, http://ipoetisonovivi.com/2013/05/15/)
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