Pubblicato il 23/05/2018 20:35:07
Napoli 22 maggio 2018, Banco di Napoli, Sala delle Assemblee. Presentato, nel corso di un convegno la Ricerca di SRM su: “Il valore delle filiere produttive nel nuovo contesto competitivo e innovativo tra industria 4.0 e circulary economy”. Tavola rotonda su dati positivi e negativi. Realtà positive che partono da basi disuguali. Il mezzogiorno d’Italia “si difende bene”, pur partendo da situazioni per cui occorre recuperare il gap accumulato nei decenni precedenti. Nell’incontro tenutosi a Napoli il 22 maggio 2018, nella Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, su: “Il valore delle filiere produttive nel nuovo contesto competitivo e innovativo tra industria 4.0 e circulary economy” e nella successiva tavola rotonda, ha fatto da sottofondo la necessità di adeguare la cultura (scolastica, anche), alle possibilità di una reale crescita ed è apparso chiaro che, per concedere alle industrie del mezzogiorno un effettivo adeguamento per mezzo della competitività I4.0 occorrerà battersi “giocando su di una serie di quattro”: le cosiddette 4 A (Alimentare, Aeronautico, Automotive, Abbigliamento-Moda più il settore Farmaceutico), e risolvendo quattro impellenti necessità: 1) Informazione; 2) Incentivi fiscali e finanziari; 3) formazione e 4) un’adeguata consulenza sulle strategie e la tecnologia. Lo Stato sembra volersi adeguare, dando valore ad incentivi che puntano sugli investimenti privati che riguardino tecnologie e beni I4.0, spingendo la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione e rafforzando quindi le finanze a supporto di I4.0. Tuttavia non è detto basti. In merito Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli (che segue incessantemente il cammino del mezzogiorno attraverso convegni ad hoc illustranti anche le ricerca di SRM ) ha dichiarato: -“Il Mezzogiorno è ricco di realtà positive”. Nel corso del suo intervento ha specificato che nel Sud d’Italia esistono aziende con peculiarità competitive e vincenti le quali appaiono ben integrate nella filiera nazionale e internazionale. Sotto il profilo dell’attività bancaria ha precisato: -“Il nostro intento è quello di fare luce sulle filiere eccellenti del Mezzogiorno nelle quali c’è capacità di fare impresa, spirito imprenditoriale, internazionalizzazione e voglia di misurarsi concretamente con le migliori realtà internazionali”.- Anche Amedeo Lepore, Assessore alle Attività Produttive Regione Campania, sembrava d’accordo con un “quadro confortante” e con quello che definisce un “forte dinamismo” delle industrie meridionali, sia nel settore Farmaceutico sia in quelle Alimentare, Aeronautico, Automotive, Abbigliamento-Moda, aggiungendo però che in queste appaiono “ancora scarsi gli investimenti innovativi rispetto al montante italiano”. Ha poi chiarito, a fronte delle recenti politiche per il Mezzogiorno, che queste sono politiche ordinarie e non speciali, ossia inserite nelle politiche industriali per tutto il Paese. Se esiste (ed esiste) il divario, e se questo deve essere recuperato, a suo dire “l’intensità’ di queste politiche deve essere più forte nel Mezzogiorno.” Terminando con l’affermare la necessità di “intensificare gli investimenti industriali perché altrimenti la struttura produttiva del Mezzogiorno e’ condannata a restare esigua nella sua dotazione e non competitiva con il Nord”.- Particolarmente efficace l’intervento di Gennaro Chianese - Product Manager Original Birth - il quale ha posto l’accento sulla bassa percentuale d’industrie del mezzogiorno che possono dirsi davvero competitive, precisando inoltre una questione squisitamente legata alla cultura “scolastica”, ossia che “le aziende sono fatte di persone, per cui se anche si forniscono dei macchinari più competitivi e delle tecnologie più innovative, devono anche assicurarsi che questi macchinari funzionino. Finché sul nostro territorio non viene a crearsi un legame forte tra quello che si studia e quello che si deve mettere in pratica, se pure le aziende cercano “le eccellenze” non possono cercarle che al di fuori dell’Italia o, infine, fuori del mezzogiorno”- Senza volerci lanciare sulle problematiche della cosiddetta “Buona scuola”, basti precisare che per quanto riguarda l’Alternanza scuola-lavoro, il sondaggio tra gli studenti: ha dimostrato che: “Farla costa anche 400 euro”, laddove l'Unione degli Studenti ha presentato i dati raccolti grazie ad un’inchiesta fatta su un campione di quindicimila studenti. -“Pensiamo – spiegano nel dossier i responsabili dell’Unione degli Studenti - alla Sardegna e al Molise dove le scuole, non essendoci un tessuto produttivo sul territorio in grado di sopperire alla mole di studenti, si sono trovate costrette a far spostare gli alunni in luoghi non vicini alla residenza arrivando a far spendere loro cifre come 300-400 euro”. Dal terzo anno di scuola impariamo cosa significa essere manodopera gratuita nelle mani delle grandi aziende”- Molti e tutti interessanti gli interventi dei convenuti. Ricordiamo: Massimo Deandreis - Direttore Generale SRM- che ha presentato la ricerca, Salvio Capasso - Responsabile “Economia delle Imprese e del Territorio” SRM; Francesco Guido - Direttore Generale Banco di Napoli, che ha moderato la tavola rotonda su “Nuovi modelli competitivi tra I 4.0 e Circular Economy”. Antonio Caraviello - CEO Sophia High Tech; Gennaro Chianese - Product Manager Original Birth; Luigi Iavarone - Amministratore IWT-Iavarone Wood Technology; Dario Gallina - Presidente Unione Industriale Torino; Ambrogio Prezioso - Presidente Unione Industriali Napoli e Amedeo Lepore - Assessore alle Attività Produttive Regione Campania. Infine si può trarre la conclusione che ci sia la volontà di migliorare le filiere produttive del Mezzogiorno ma che senza un mix di fondi strutturali, politiche sociali e culturali e interventi ad hoc il Piano Industria I4.0 rischia un’implementazione a due velocità che spacchi, ancora una volta, l’Italia in due macro-aree perpetuando il divario economico e digitale tra nord e sud. Bianca Fasano.
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