Il tempo perduto era fatto
della stessa materia dei sogni
alla quale aggiungevi
fanciulle in fiore,
trilli di biciclette su un viale
- forse a Combray
e un poco,
un niente d'odore di mare:
di un mare che non c'è,
che si nasconde
in occhi ignari - petali di iris,
o forse ali
di farfalle azzurre
che si sono impigliate tra le ciglia.
Di un mare che non c'è
ma si fa anima
se il vento porta odori che ridestano
coi sogni d'una volta, le memorie
di cui s'intesse trama d'ogni storia.
Ma non di questo stavamo parlando
in pagine scordate di diario:
calendari ingialliti alle pareti
e noi a rifare i conti con la vita
chini sopra bilanci deludenti.
e ancora mesi, i loro nomi inutili:
febbraio, marzo, aprile...
la neve, il vento, un appassir di rose.
Maggio portò ferite - solo spine
cavalli imbizzarriti, alberi neri.
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