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Una donna singolare

di Saniette
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Pubblicato il 30/12/2013 13:57:09

A volte ha la sensazione che l’appartamento dove vive divenga così angusto da non riuscire nemmeno a contenere i pensieri che le affollano la testa e quando ne affiora uno più ingombrante o più vivido, come per fargli spazio, scaturisce dalla gola una risata appena percettibile all’udito, emette un gorgoglio strozzato, delle note ghiaiose di sassi che rotolano in bocca; poi di colpo la risata si esaurisce, un laccio invisibile le richiude la gola, mentre quella estatica luce, che ha per pochi istanti illuminato il viso, si spegne e lo sguardo ritorna atono e senza alcuna espressione.
Osserva le mani con i palmi rivolti verso il basso, ripiega le dita con lenti scatti, ordinando loro di smettere di tremare. Ripete più volte quell’esercizio della volontà per scacciare le paure, dominarle, ed impedire che prendano il sopravvento.
Percepisce l’immobilità di un presente che ha smesso di procedere.
Un fascio di luce dalla finestra si riversa nella stanza inondandola, una polvere finissima e dorata galleggia, fluttua, depositandosi infine come un drappo sottile ed inconsistente sugli oggetti, sui mobili, e sembra sia l’unica forma di vita che aleggi in quel luogo.
La sveglia ad un tratto squilla ed il suo suono stridulo frantuma il silenzio, invisibili scaglie di vetro iniziano a roteare e finiscono per conficcarsi nelle sue carni intorpidite ed assorte.
Di scatto si alza dalla poltrona, senza più alcuna esitazione, scosta una ciocca di capelli che le è ricaduta sugli occhi, le mani guizzano con timida sicurezza e accarezzano il viso, i polpastrelli sfiorano le labbra e queste per magia si schiudono nel solito artefatto sorriso che l’accompagnerà nelle ore a venire di quel giorno, come ogni giorno.
Accende la luce del bagno, si osserva nello specchio cercando di far ricongiungere l’immagine riflessa di quella sconosciuta con se stessa, abbassa lo sguardo ed apre con decisione il rubinetto.
Raccoglie, con le mani a coppa, l’acqua che scorre gelida e l’accompagna al viso, uno schiaffo vigoroso che elimina ogni residuo di stanchezza e titubanza.
Non le occorre memoria ma si aggrappa alle abitudini quotidiane, a quei gesti sempre uguali, per dare inizio alla vestizione, a quella trasformazione che gli altri pretendono se vuole essere sicura di essere riconosciuta, attrice svogliata che prima di calcare le tavole del palcoscenico si immedesima nel personaggio e si fascia di vesti che daranno a lei la credibilità nel ruolo che recita.
I suoi vestiti firmati e costosi sono appoggiati con estrema cura su un letto sempre intatto e solo un eco di memoria l’aiuta a ricordare che una volta qualcuno vi dormiva sopra, ma adesso non ha tempo per ricadere tra le spire dei rimpianti ed un battito rapido di ciglia è sufficiente a cancellare quelle immagini remote.
Infila le calze velate nere e mentre si osserva le gambe tornite ed affusolate si biasima per la peluria che inizia a ricomparire ( “stasera ceretta”- pensa), poi allaccia il reggiseno, tira su la cerniera della gonna, si lascia avvolgere dalla setosità della camicia, calza con reiterata e femminile voluttà le sue scarpe dal tacco vertiginoso e l’ultimo gesto lo riserva per lo spruzzo vaporoso del suo profumo preferito.
Perfetta come sempre.
Esce e richiude la porta lasciandosi dietro i fantasmi notturni, imprigionati tra quelle mura, e fino a stasera sarà la donna brillante, forte ed affascinante che tutti amano, che tutti desiderano.
Solo una persona non si lascia ingannare ma non può adesso nuocerle: è rimasta prigioniera in quell’appartamento e non le darà ascolto, almeno fino a stasera.



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