Sbando nella legge estatica
nella gloria fisica della metafisica.
Siedo a tavola come se
il tutto accaduto non fosse
che il niente accaduto.
Qualcuno parlerà di cose che
come meteoriti hanno colmato
il vuoto della mattinata, novità fatte
di spirito umiliato in futile divenire.
I bambini leveranno al cielo
le spoglie monche dei loro eroi
e ripeteremo non il nome ma il noi,
pronome dell’invisibile camuffato in carne
al barbecue dei giorni sempre uguali.
Le nuvole avranno i loro esegeti
la meteoropatia i suoi poeti
la scienza le sue subparticelle
i giornali la loro querelle
i mistici il pane supersustanziale.
E tutto sarà iniziato nel punto
della noia, come è normale
perché il dubbio da statico
divenga da quel punto immortale.
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