Alta da terra, nello spazio bianco
lungo la libreria, una tela nuda.
C'è dentro la mia zingara,mia madre
a piedi nudi sul baule, gambe incrociate
Tendo nel braccio della notte la fatica
per raggiungerla nel viso di ogni sera
nelle pieghe della veste chiara,dal sorriso
l'accarezzo fino ai piedi con le mani.
Quieta prima del sonno, protesa
verso terra, nella sua immagine,
raccolgo i piedi affaticati tra le mani
lasciando che l'unguento sani,
che disseti l'ultimo saluto
finchè sia giorno,di nuovo alba.
Nell'ombra delle bestie
generiamo un simulacro
ed una voce uguale
Appena Un fiume- Tersi
nel movimento dello scambio
nulla va perso ai piedi,
l'ultima corsa, l'invisibile,
di un seme sulle labbra
sposo silenzioso della luce
di sillabe custodi di visioni ignare
anche il Nulla è illimitato
nel mistero che si schiude d'infiniti
nomi, colmi di cammino nel sottrarsi
Nel sottrarsi della sera
delle Madri
un concilio che sigilla l'occhio
ci somiglia dove tu sei
la mia métà di figlio alta da terra
nello spazio bianco un giglio
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