Pubblicato il 03/05/2009 14:30:14
“Non c’è ombra più omertosa della tua verde chioma” osò dire la rustica ginestra al placido carrubo, dispettosa. Il silenzio confermò l’assunto ma il vento fu a lui complice e il lieve fremito di una foglia dichiarò il suo disappunto. “Nascondi senza indugio delitti e sacrilegi e non ti curi di emettere condanne” sentenziò stridula la pianta. Passò per il podere un uomo in abito elegante, in doppiopetto a righe, in braccio una lupara. Un ragazzetto scalzo seguiva da lì a poco legato stretto a un cappio, in viso il suo terrore. Tacque l’arbusto e più non seppe dire. Il vento si alzò audace invocando la tempesta, il vecchio albero si eresse alto per raccogliere le forze. Pioggia di grosse bacche fu la sua unica risposta. Bastò a fermare la mano disonesta e per quel giorno fu questa la riscossa. “Ginestra, non parli più? Non serve la favella per condannare, con le sentenze non si muta il mondo, piccoli gesti, è quel che è dato fare. Quando la forza della sopraffazione ci rende muti, umili ed impotenti, attendiamo un cenno dal vento ed in silenzio muoviamo all’azione”.
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