Abitacolo dove principia il silenzio
l'ascolto, le cose tornare da te
nel poco di luce dell'auto
del viso sfinito l'impulso la forza
su per gli Dei affiora un sentiero
la mano una nicchia, dove battevi la vita,
nutrice di un lume nel volto. Quieto di passi
"Ognuno è l'altro" Mi dici
"Corpi sottili senza scomparsa
Se dormi sei arrivata,
ma non devi addormentarti. "
Si dilegua dal nero tornante la voce
un canto di ore
mi colpì sulla fronte di ieri, di notte
Mi colpì, lucido e fisso, di tenerezza.
Compresi "chi mi aveva" al mattino
chi mi aveva condotta alle scale
e non volere la fine Il suo toccare
una perdita, un buco. Di contenere
umidi occhi -chiuse senza durata-
là dove il caldo è nel ventre, dell'altro
nutrizione profonda al creato,
nella fatica di nominare una lupa -
ciò che l'attraversa feconda-
nell'atto tutt'uno si perde
in una Parola, e Sola
[ insostenibile ]
sulle ginocchia di casa
m'inonda ancora e rimane.
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