Che il focolare della notte
sia forma di scissione
l’addio del giorno
è sospeso nell’indice della fiamma
che puoi consolare solo sciogliendo
la tua voce nel mio sguardo.
Provo a scappare, sfregato sulle rotaie
di un treno che non ha mai pensato
di urlare il viaggio, ma le vertebre del cielo
conoscono chirurgie della mente
che sanno calcolare ogni tuo pensiero
al secondo. Del tran e tran perverso
io, ritratto del mattino, creo
maschere del momento,
e pettino l’aria di frammenti
di sosta io, sto in qualcosa
che concepisca un fondo,
perché i morti amano le luci basse.
Io sono una voce che non si ascolta.
Sono il silenzio che procede in eco
ogni sua conquista. Sono il freddo
adoperarsi di una miseria
che si fa luce in bocca.
Di una ruggine dei tuoi pensieri,
che fece d’oro ogni mia parola,
sono una cosa consumata
che aspetta di salire sotto terra.
La libertà è solo ciò che resta.
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