E' per la troppa fantasia, dicevo,
che ci dividiamo su ogni cosa.
La sera del 9 febbraio 2009
moriva Eluana Englaro, per tutti,
e noi tutti ci dividevamo
sulla vita e sulla morte.
Certo, dividersi per questo
è senz'altro più lodevole
che farlo per i concorrenti
dell'Isola dei famosi.
Ma noi non ci siamo divisi
per la vita e la morte,
noi abbiamo usato la vita e la morte
per le nostre divisioni.
E' questo che è abietto:
servirsi addirittura della vita e la morte
e trarne alimento per nutrire
la nostra bieca partigianeria.
E' questo che è abietto
ed è questo che abbiamo fatto.
Mi fanno rabbia, in particolare,
le divisioni fittizie,
meramente formali.
Mi fa rabbia vedere divise
persone che dovrebbero stare
dalla stessa parte.
Mario Placanica e Carlo Giuliani
stanno dalla stessa parte.
Il primo non è un assassino
e il secondo non è un terrorista,
checchè ne dicano
rivoluzionari fasulli
e altrettanto fasulli legalitari.
Li divide soltanto la morte,
destinata a riunire ogni cosa.
Io odio la morte,
odio i funerali,
le corone di fiori
e al cimitero mi reco di rado.
Ma celebro la morte
affinchè la vita si schiuda.
Anche per questo, forse,
lo scrittore che amo di più è
Yukio Mishima, morto suicida.
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