I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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... che ritorna immoto
il ricordo del fuoco non è fuoco anzi acuisce il gelo che rimane e che ritorna immoto
Id: 40953 Data: 11/01/2017 22:01:37
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che almeno la morte
la fragilità scavata in ogni vita assume sembianze totalizzanti la cavità del fondo è tanto ampia che è la paura e non il coraggio ad indurci a resistere che almeno la morte di ogni poesia ci sia risparmiata
Id: 26828 Data: 09/08/2014 09:54:36
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il sole di primavera
il sole di primavera quand'è opaco afflige il cuore d'una delusione pari al tradimento ed io mi sorprendo vilmente a dissociarmi a scansarmi di lato è un'esercizio di libertà per quanto apatico animato dal dovere morale di non cadere nell'errore di chi l'errore non lo riconosce anche a rischio di rimanere soli spesso è proprio all'onestà intellettuale che fa seguito la solitudine impaurita di chi tristemente si rifugia in sè consapevole di una vita a volte mai vissuta solo subita ma così fraterna da sentirne come fosse ora tutta la disperazione della fine e labile tra l'amore e la viltà si fa il confine
Id: 25132 Data: 02/04/2014 21:49:10
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Altrove
ho deciso di amarti ed è una scelta definitiva irrevocabile ne avverto tutto il peso ed il sollievo maestosa è l'impresa che mi sono dato e non m'è possibile compierla da solo ma se anche al mio amore non si aggiungesse il tuo non mi sarebbe consentito di fermarmi continuerei a vagare nella solitaria ricerca di ciò che s'è perduto troverei altri lidi dove risposare consapevole che l'amore è altrove
Id: 22486 Data: 30/09/2013 21:53:17
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Ritrovarsi solo
certi momenti
sono sfuggiti
irrimediabilmente
tanti altri
sono da passare
e è da impedire
che si perdano anch'essi
impunemente
per una colpa
ch'è solamente mia
figlia dell'esitante tentennare
di chi è turbato
dall'amore
quasi ne ha paura
di chi non riesce
che a ritrovarsi solo
Id: 20597 Data: 20/05/2013 01:09:41
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Il canto nazionale - ultimo
La rivoluzione...
In questo istante
nemmeno la rivoluzione
mi sembra necessaria.
Il sole primaverile che
m'illumina il balcone
richiama alla mia mente
il tempo dell'infanzia.
Ora mi è chiara la forza originaria.
L'origine non si trova nel passato,
l'origine è inizio permanente
e la fine soltanto mutamento.
Rivedo i miei amici,
tornano presenti i loro visi di bambini.
Quei pomeriggi assolati
li conservo gelosamente in cuore
e quando giungerà la fine,
nell'istante dell'ultimo saluto,
il mio più intenso addio
sarà per gli amici di allora,
ormai già perduti,
che sorridendo
agiteranno le mani
e mi chiederanno di giocare ancora.
Id: 20564 Data: 18/05/2013 10:39:59
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Il canto nazionale - XIII
Senza bellezza, del resto,
non c'è amore e senza amore
non c'è rivoluzione.
Avevo 12, forse 13 anni,
quando guardai "Come te nessuno mai",
il primo film, credo, di Muccino.
La videocassetta di una mia amica
ce la passammo in tanti
cercando in quel film
non ricordo che cosa,
forse un po' di tutto
e un po' di tutto trovammo.
C'era la politica e c'era la lotta.
C'erano i fascisti e i comunisti
e i fascisti erano brutti
e i comunisti erano belli
ma sarebbe stato da ingenui
aspettarsi il contrario.
C'erano i genitori ed i figli.
E c'era l'amicizia, e c'era l'amore.
Soprattutto l'amore.
Sì, perché alla fine Muccini
se ne frega della politica.
Quando la polizia sgombera la scuola
lui se la svigna in compagnia
di una bella ragazza e ci fa l'amore.
E lì tutti noi, fascisti e comunisti,
eravamo con Muccino,
spiritualmente al suo fianco
ad ansimare tra le gambe
della bella ragazza.
E chi cazzo se ne frega della rivoluzione!
Id: 20553 Data: 17/05/2013 12:05:36
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Il canto nazionale - XII
Nel 2012 ci sono stati
60 suicidi nelle carceri.
Che aspettate? Fate l'indulto!
Anzi no, l'amnistia!
Anzi nemmeno, costruite più carceri!
Che idea avete dello Stato,
della legalità, della giustizia?
Che concezione della vita umana?
In nome dell'amore per la vita,
io mi farei anarchico,
inciterei le folle alla rivolta,
sputerei in faccia ad ogni burocrate
che, chino sulle carte,
ha da tempo dimenticato i volti.
Tutto questo farei
per amore della vita
se alla vita tutto questo servisse.
Ma la vanità dei miei sforzi
mi appare così chiara
che quasi cedo alla disperazione.
Voi non avete mai l'impressione
di rattoppare crepe
di un palazzo ormai fradicio
e destinato al crollo?
Questo pensiero mi è
sempre più frequente.
E non faccio nulla, non agisco.
Mi limito vilmente a dissociarmi
e ad evitare di guardare il Grande Fratello
dove sbraita la Marcuzzi
con le labbra unte di rossetto.
Quello che della televisione non mi piace
sono proprio le labbra
impregnate di rossetto.
Della televisione
mi sarebbe piaciuto Corrado
con quell'aria da modesto impiegato
che diligentemente svolge il suo lavoro.
Molto meno Mike Bongiorno,
forse per quel suo "Allegria!",
dato che a me, in genere,
l'allegria mette tristezza.
Quel suo accento mi è
sempre risultato estraneo,
come le labbra imbrattate della Marcuzzi,
che senza rossetto è bellissima.
Sembra così difficile capire
che la bellezza è essenziale,
non ha bisogno di accessori
se non per esserne svilita.
La bellezza...
E' quando contemplo il mio paese
che vengo travolto dall'idea
della bellezza immortale.
Il mutamento distruggerà tutto,
eccetto la bellezza... così scrisse Pound.
E quando parlo di bellezza
mi viene da pensare all'Italia.
All'Italia e a Claudia Cardinale.
Id: 20471 Data: 15/05/2013 10:59:13
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Il canto nazionale - XI
E' per la troppa fantasia, dicevo,
che ci dividiamo su ogni cosa.
La sera del 9 febbraio 2009
moriva Eluana Englaro, per tutti,
e noi tutti ci dividevamo
sulla vita e sulla morte.
Certo, dividersi per questo
è senz'altro più lodevole
che farlo per i concorrenti
dell'Isola dei famosi.
Ma noi non ci siamo divisi
per la vita e la morte,
noi abbiamo usato la vita e la morte
per le nostre divisioni.
E' questo che è abietto:
servirsi addirittura della vita e la morte
e trarne alimento per nutrire
la nostra bieca partigianeria.
E' questo che è abietto
ed è questo che abbiamo fatto.
Mi fanno rabbia, in particolare,
le divisioni fittizie,
meramente formali.
Mi fa rabbia vedere divise
persone che dovrebbero stare
dalla stessa parte.
Mario Placanica e Carlo Giuliani
stanno dalla stessa parte.
Il primo non è un assassino
e il secondo non è un terrorista,
checchè ne dicano
rivoluzionari fasulli
e altrettanto fasulli legalitari.
Li divide soltanto la morte,
destinata a riunire ogni cosa.
Io odio la morte,
odio i funerali,
le corone di fiori
e al cimitero mi reco di rado.
Ma celebro la morte
affinchè la vita si schiuda.
Anche per questo, forse,
lo scrittore che amo di più è
Yukio Mishima, morto suicida.
Id: 20453 Data: 14/05/2013 17:30:07
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Il canto nazionale - X
Era il '94 quando Baggio
tirò un rigore che manco Gattuso.
Era il '94 quando Berlusconi
scese in campo.
Di Berlusconi una cosa non capisco:
sembra che ora che non è
Capo del Governo,
nemmeno organizzi più festini:
che, perso il potere,
sia divenuto impotente?
Il mio è un dubbio, non una critica.
Io non critico Berlusconi
per le sue donne,
semmai lo invidio
esattamente come tutti i moralisti
che si stracciano le vesti
non potendo strappare
quelle di Nicole Minetti.
Gli stessi moralisti che si scandalizzano
per la pensione a Cicciolina
come se al benessere dell'umanità
non avesse contribuito
più lei di Rutelli.
Questi moralisti che, tra l'altro,
tendono ad essere anticlericali
poiché la Chiesa, loro dicono,
farebbe la morale.
E così essi, maldestri inquisitori,
accusano la Chiesa di inquisire.
Ma la Chiesa è buona,
fa la predica e poi assolve;
la Chiesa assolve gli altri
come se stessa, generosamente.
Id: 20427 Data: 13/05/2013 10:54:33
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Il canto nazionale - IX
Era il '48 quando spararono
a Togliatti e i comunisti
scesero in piazza
pronti alla rivoluzione.
Poi Bartali vinse il Giro di Francia
e i comunisti preferirono far festa
poiché di fare la rivoluzione
non avevano tutta questa voglia.
Non è cosa per noi la rivoluzione,
mica siamo francesi.
In Francia sì che hanno fatto
la rivoluzione,
la Rivoluzione Francese.
Sarà per questo che si pensano
tanto bravi, che ci guardano
dall'alto in basso, i francesi.
Sarà per questo che
hanno rosicato così tanto
quanfdo Bartali vinse il Tour del '48.
Anche noi, comunque,
ne abbiamo di difetti:
il peggiore di tutti è
la fantasia, l'immaginazione,
per cui non ci limitiamo
ad osservare la realtà
ma la inventiamo, la creiamo
e la facciamo nostra,
la facciamo vera.
Questo ci divide,
la fantasia.
Nel '94 in America
si giocavano i Mondiali.
Io ero bambino
e non guardavo le partite,
solamente esultavo
quando i grandi esultavano
e l'Italia vinceva,
vinceva tutte le sere.
Poi guardai la finale
e in finale perdemmo
ed io vivo ancora col dubbio
che la colpa sia stata mia,
non di Baresi.
L'indomani mattina
un mio amico mi disse:
"no, mica abbiamo perso!
Per me siamo noi i campioni del mondo".
Ok, va bene.
Anche per me
siamo sempre noi
i campioni del mondo.
Id: 20413 Data: 12/05/2013 14:09:40
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Il canto nazionale - VIII
Vedo bandiere rosse
sventolare a difesa dell'art. 18
e sono, nonostante tutto,
solidale con chi sventola
quelle bandiere che io
sventolerei a fatica
perché troppo diverse
dalla bandiera nazionale,
da quella bandiera che
issai alla mia finestra
in occasione degli Europei 2000
e lasciai lì per qualche settimana
dopo la sconfitta in finale
con la Francia e tutti a dirmi:
"togli la bandiera! Abbiamo perso!".
Embè, pensavo io,
che c'è di male ad essere sconfitti?
Nel 2006, però, vincemmo.
Sempre con la Francia,
ma stavolta erano i Mondiali.
Vincemmo i Mondiali in Germania
sconfiggendo la Francia e la Germania.
Un po' come quando il Milan
vinse la Coppa dei Campioni
(io la chiamo sempre così)
battendo prima l'Inter e poi la Juventus.
Di quella finale del 2003
l'immagine che più mi colpisce
è ancora quella di Roque Junior che
s'infortuna ed essendo terminate
le sostituzioni
si piazza largo a destra a zoppicare
e zoppicando diventa
Campione d'Europa.
Vincere zoppicando è straordinario
in uno sport dove l'attenzione
è tutta per chi vince,
non anche per chi zoppica
e, pur zoppicando, corre.
Per questo amo il ciclismo,
perché nel ciclismo
anche a chi zoppica
battono le mani.
Ricordo ancora il momento
in cui m'innamorai del calcio.
Era il '99 e un tiro di Maurizio Ganz,
deviato da non ricordo chi,
si insaccava lentamente
nella porta della Sampdoria
permettendo al Milan di vincere 3 a 2
e di avviarsi a conquistare lo scudetto.
Il ciclismo, invece, l'amai più tardi,
nel 2004, quando Cunego
scattò sul Furcia,
rubando la maglia rosa a Popovich
ma soprattutto a Gibo Simoni,
maglia rosa che porterà fino a Milano.
Nessun altro campionato ha vinto Ganz,
nessun altro Giro ha vinto Cunego,
ma quel gol e quello scatto
restano immortali
come è immortale ogni amore
ed ogni sventolio di bandiere.
Id: 20394 Data: 11/05/2013 13:33:18
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Il canto nazionale - VII
A Palermo, intanto,
vanno indagando sulla trattativa.
Lo Stato, si dice, ha trattato
con la mafia per fermare le stragi.
E' probabile che lo Stato
abbia più volte trattato
e non sempre per fermarle, le stragi.
Eppure riuscì, in un'occasione,
ad essere rigido, addirittura inflessibile,
condannando a morte Aldo Moro;
dimostrando una fermezza
giusta, sì, ma sospetta
poiché unica nella storia
della Repubblica Italiana.
Mai come nel covo BR
Aldo Moro è stato
tanto attaccato alla vita
e in nome di questo
supremo attaccamento alla vita
anche la viltà va perdonata.
A guardare il corpo di Aldo Moro
accovacciato nel bagagliaio della Renault
si prende coscienza
di quanto la vita,
quando giunge il tempo della morte,
sia impotente.
Si prende coscienza
proprio della morte,
della morte in atto ed in potenza,
della morte sua e di ognuno.
Così come accade a guardare
le immagini atroci di Piazzale Loreto.
Ai benpensanti basteranno
questi ultimi due versi
per pensare male.
Non faccio apologia
ma qualora lo volessi
dovrei essere libero di farla.
Reprimere l'apologia
non è libertà.
Faccio fatica a trovare
nella storia d'Italia
un'immagine più vergognosa
di quella di Piazzale Loreto.
Mussolini e Claretta,
appesi a testa in giù,
mi suscitano un autentico
sentimento d'amore.
E se questa la considerate apologia,
onorata sarà la mia penna
della vostra condanna.
Id: 20367 Data: 10/05/2013 10:30:47
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Il canto nazionale - VI
Un uomo che tenne alta
la dignità dell'uomo.
La citazione è di Sciascia
e si riferisce all'eretico
Diego La Matina il quale
di fronte a prigionia,
torture e morte,
"non mutò aspetto,
nè mosse collo,
nè piegò sua costa".
Leonardo Sciascia vedeva
quello che agli altri,
a tutti, sfuggiva.
Quando parlò dei
"professionisti dell'antimafia",
tutti quelli che non capivano
video nelle sue parole
un attacco ai giudici
impegnati nella lotta
alla criminalità organizzata.
Ma Sciascia sapeva,
Sciascia aveva capito
quanto fosse dilettante,
lo Stato, in tale lotta.
Sciascia sapeva,
Sciascia aveva capito
quanto solitaria fosse la battaglia
e che, da soli,
Falcone e Borsellino
sarebbero morti.
Borsellino e Falcone, nostri eroi.
Anzi no, solo uomini
che tennero alta
la dignità degli uomini.
Id: 20357 Data: 09/05/2013 10:38:32
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Il canto nazionale - V
"Adesso ti faccio vedere
come muore un italiano".
Con queste parole
Fabrizio Quattrocchi
s'è congedato dalla vita.
Definito mercenario, ossia reo
di lavorare in cambio di denaro,
esattamente come gli autori
di una simile definizione.
Nell'epoca della totale mercificazione,
avanti, alzi la mano chi è convinto
di non esser mercenario!
Si alzi in piedi chi,
di fronte a tale accusa,
possa dirsi innocente!
Suvvia, siate seri:
guardatevi dentro
e se qualcuno ha alzato la mano
che l'abbassi, se qualcuno
s'è messo in piedi
che torni a sedersi.
Fabrizio Quattrocchi
dinanzi alla morte
non ha tremato
e per questp è un eroe.
Anzi no, solo un uomo
"che tenne alta la dignità dell'uomo".
Id: 20344 Data: 08/05/2013 14:41:03
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Il canto nazionale - IV
"Prima di ogni altra cosa,
Signor Presidente,
io mi considero un italiano
che difende un'italiana".
Così disse l'avvocato Giannini
di fronte alla Corte chiamata
a giudicare Maria Pasquinelli,
accusata d'omicidio e rea confessa
di avere ammazzato per amore.
Chiamata a giudicare
quell'atto violento ed eroico,
di una violenza
attenuata dall'amore,
di un eroismo dall'amore
fatto ancor più grande.
Chiamata a giudicare
quell'atto al cui cospetto
si ergono come baluardi insormontabili
i miei fragili dubbi,
i dubbi di chi non avrebbe,
per amore della vita,
innanzitutto propria, mai sparato;
di chi non avrebbe, per viltà,
premuto mai il grilletto.
Ed oggi che potenze prive di divisa
silenziosamente tiranneggiano
e strappano la terra a uomini dimessi
la cui inconsapevolezza può forse,
almeno in parte, giustificarne la viltà,
che cosa potrà invocare a sua discolpa
colui che invece appare consapevole?
Id: 20330 Data: 07/05/2013 13:19:27
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Il canto nazionale - III
Quando mi trovo a contemplare
il Crocifisso di Bassiano,
scolpito da Fra Vincenzo Pietrosanti,
dinanzi al legno che pare carne
mi rammarico della carne
uguale a legno.
Al cospetto di quei rivoli di sangue
penso al mio paese messo in croce.
Chi ti pregherebbe, mio Signore,
se il ferro non ti fosse entrato
nella carne?
Nessun altare avresti avuto, senza croce.
Chissà che non sia destinata al martirio
anche questa Italia
e nel martirio a risplendere di luce,
di quella luce a cui non è concesso
di stare separata dalla morte.
Id: 20319 Data: 06/05/2013 15:25:54
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Il canto nazionale - II
L'Italia è davvero cattolica
e noi autenticamente cristiani
anche nell'accettare la croce,
nell'aderire senza sussulti
al destino finale.
Ma se quello di Cristo fu eroismo,
la nostra è rassegnazione
e Pasolini aveva torto:
la rassegnazione ha molto
da invidiare all'eroismo.
Pasolini, uno come lui,
così estraneo al mondo,
non poteva nel mondo
non morire ammazzato.
Uno il cui amore
non fu mai compreso
così come non si comprende
che è del tutto normale,
per gli amori infiniti,
di finire in tragedia.
Id: 20305 Data: 05/05/2013 14:15:22
*
Il canto nazionale - I
"Sta arrivando di tutto!",
grida la giornalista
con voce gaudente.
Quel tutto sono le monetine
che piovono spietate su Craxi.
Ci siamo autoassolti
tutto sommato a buon prezzo,
con pochi spiccioli appena.
In questo l'Italia è davvero cattolica
e noi autenticamente cristiani,
nel fare nostra la misericordia di Cristo,
così poco cristiani però
nell'applicarla solamente a noi stessi,
riservando al prossimo, invece,
una rigidità inaudita,
fin troppo simile all'odio
della più bassa plebaglia.
Fu condannato dai giudici, è vero,
ma io non credo nell'umana giustizia
e quando il colpevole è uno
e gli innocenti son tanti,
quando il colpevole è solo
e gli innocenti son tutti,
io sto col colpevole
ed il mio corpo e la mia penna
li immolo a fargli da scudo
contro idiozie e monetine.
Id: 20289 Data: 04/05/2013 14:30:13
*
Istantaneo riflesso
E' schiarita
nell'istantaneo riflesso
con cui una goccia d'acqua
rende testimonianza al sole
la vanità di tutte
le parole.
Id: 20164 Data: 26/04/2013 14:08:37
*
Dove andate?
Nel tempo in cui viviamo
dio apparve agli Uomini
volendo porre Loro una domanda,
non certo per metterLi alla prova
ma perché mosso
da autentica curiosità.
Dunque, dio disse:
Creature mie, ascoltate!
Voi che ormai sapete
quant'è distante il cielo,
Voi che ormai sapete
quant'è profondo il mare,
Vi prego (proprio così:
Rivolse Loro una preghiera!),
Vi prego, rispondete
a questa mia questione,
naturalmente solo
se volete (si rimise alla
Loro volontà! Lo giuro!).
Non lo domando certo
per poterVi giudicare,
ci tengo lo sappiate...
Solo mi chiedevo:
ecco... dove andate?
Id: 20111 Data: 22/04/2013 12:17:59
*
Orizzonte marino
Il mare ed il cielo
si allontanano e,
allontanandosi,
tra loro si avvicinano
fino a congiungersi in una linea
che, unendoli,
al tempo stesso li separa,
facendo in modo che diventino,
pur restando due,
una cosa sola.
Id: 20046 Data: 18/04/2013 13:16:21
*
Principio
Principio
sta per
inizio
non per
fine.
Id: 20024 Data: 16/04/2013 16:14:34
*
La casa del silenzio
Nessun'altra casa
era altrettanto rumorosa.
La vita che vi si svolgeva
manifestava con baccano
il suo decorso. Era come
se non potessero vivere
senza far sentire che vivevano.
Così ogni loro gesto era chiassoso,
anche quando silenziosamente
avrebbe potuto trovare svolgimento.
Se scrivevano declamavano
quello che scrivevano
e se leggevano facevano altrettanto,
addirittura sfogliando le pagine con forza,
fin quasi a strapparle,
pur di affermare con fragore
la loro presenza,
la loro partecipazione alla vita
che ormai consisteva, quasi del tutto,
nell'esprimere vitalità.
Così fortemente presi
da tale occupazione
(testimoniare caoticamente
la loro esistenza),
e da tale occupazione
per nulla spossati
(mai stanchi si sentivano
ma sempre pù rinvigoriti),
arrivarono a pensare all'immortalità
come obiettivo della loro lotta.
Addirittura all'immortalità.
Pensarono che vivendo
tumultuosamente e
nel tumulto manifestando
la propria vita, si potesse
sconfiggere la morte,
e se ne convinsero.
Con maggiore forza, allora,
ripresero a far chiasso,
confondendo il chiasso con la vita.
Sfidarono la morte col frastuono,
col fracasso pretesero di vincerla.
E per secoli continuarono,
nella loro baraonda,
ad uccidere il silenzio
che, tuttavia, mai morì.
Lentamente i rumori,
pur restando forti,
meno intensi si fecero.
Gli abitanti della casa
non smettevano mai
quel loro putiferio,
ma iniziarono a dubitare
della possibilità della vittoria,
fino a rendersi conto
dell'ineluttabile sconfitta.
Non smisero però di far rumore.
Dopo una vita trascorsa nel
frastuono, inaudita appariva la quiete.
E nella loro disperata gazzarra
finirono per morire, uno a uno,
fino a che, morti tutti,
ogni suono ebbe fine.
Vuota rimase la casa rumorosa.
Ed il silenzio ne restò padrone.
Id: 20009 Data: 15/04/2013 16:25:45
*
Ma nel mare
L'amore non è
congiuntura di emozioni.
Sbaglia chi pensa
che l'amore sia
un ponte tra
due isole lontane.
Non nel ponte è l'amore,
ma nel mare,
nell'infinito mare,
in cui la lontananza
non esiste.
Id: 19996 Data: 14/04/2013 16:24:15
*
La forma dellamore
La forma dell'amore
ho l'impressione
che sia racchiusa
in quella camicetta
tesa ad arginare
la preponderanza
della carne
ch'è più vicina al cuore.
Id: 19979 Data: 13/04/2013 12:36:59
*
La terza via
Nebuloso s'è fatto
il prosieguo del cammino.
I sentieri sembrano
diventare più tortuosi
tanto che tanta
è la voglia di sedersi
poiché la strada
non la sento mia.
Ma ecco spuntare, forse,
la terza via.
Id: 19787 Data: 29/03/2013 14:33:57
*
Il tuo nome
Le quattro sillabe
che compongono
il tuo nome
compongono
pure quello
di tante persone
che rispondono
al tuo stesso nome.
Ma io penso che
non sia lo stesso
e che il tuo nome
sia soltanto tuo.
Id: 19685 Data: 22/03/2013 11:05:18
*
La mia attesa
In me l'amore
ha sempre cagionato
turbamento.
Ora non più.
Nella certezza
che a te
sia destinato
dolce e serena
s'è fatta
la mia attesa.
Id: 18426 Data: 03/01/2013 13:38:09
*
Lavvicendamento
L'avvicendamento
tra vecchio e nuovo
dura un momento
nel quale nulla trovo
se non il trascorrere
del tempo
che investe tutto
ma niente
di quello che trattengo.
Id: 18400 Data: 02/01/2013 00:28:05
*
Nel congedo
Lascia qualcosa
chi parte
e a qualcos'altro
va incontro.
Chi resta
qualcosa perde,
qualcosa
che se ne va
con chi parte,
e per avere
che altro?
Capite perché
nel congedo
quasi tutta
a chi resta
la tristezza
rimane?
Id: 17383 Data: 05/11/2012 15:25:07
*
Sul monte della Santissima Trinità
Pochi altri luoghi
li amo come questo.
Inesprimibile m'è
la sua bellezza
pur essendo,
in definitiva,
tutta terrena.
Eppure,
al cospetto della
bellezza del mondo
mi diviente intimo
un profondo
senso di alterità
rispetto ad esso.
Sento, immerso
nella mondanità,
un sentimento
di estraneità
rispetto al mondo.
E se questo è strano
ancor più strano è che
proprio quando più intenso
si fa tale sentimento
e quasi giungo
ad accarezzar l'eterno,
il mondo mi sovviene,
più che mai, fraterno.
Id: 17296 Data: 31/10/2012 17:47:27
*
Fragili ringhiere
Avvinghiato a fragili ringhiere mi contorco ed il mio strazio sta nel non mollar la presa.
Id: 16658 Data: 27/09/2012 22:24:22
*
La tua pelle
E' priva, la tua pelle, di dolcezza. Le tue forme, pur belle, godono dell'immobilità di ciò che è morto. In assenza d'ogni tenerezza, vilmente si sottraggono al ricordo.
Id: 16137 Data: 18/08/2012 12:18:43
*
Allalbero che sta per essere abbattuto
Adesso che s'approssima la fine mi ritrovo nella tristezza dell'ultimo saluto. Penso al tempo in cui tu fosti vivo, alla tua immobilità ch'era intensa presenza, al tuo muto silenzio ch'era ascolto emotivo. Ora che cadi di tutto resto senza. Ma nell'aria, delle tue foglie priva, aleggia ancora l'intesa primitiva, al mondo oscura.
Id: 16076 Data: 14/08/2012 13:51:12
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Il mare questa sera
Estremamente calmo è il mare questa sera. Eloquente, il silenzio delle onde racconta come di un'assenza che soprattutto quand'è sera aleggia e è disvelata al cuore. E in quell'assenza è il mare.
Id: 15319 Data: 22/06/2012 11:31:21
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Falcone e Borsellino
Nel '92 avevo solo sei anni. Le bombe di Capaci e Via d'Amelio nemmeno sfiorarono l'ingenuità della mia infanzia.
Più volte poi ho rivisto le immagini delle auto sventrate del terriccio che prende il posto dell'asfalto delle case ammaccate fino quasi a percepire il botto e il sussulto della terra.
Non voglio vedere l'attacco alle Istituzioni la guerra allo Stato. Io me ne frego delle Istituzioni e dello Stato. Non voglio vedere la bestialità della mafia l'istinto omicida della criminalità organizzata perché me ne frego della mafia e della criminalità organizzata. Me ne frego del terzo livello e della contiguità dei servizi deviati e della trattativa. Me ne frego dei "professionisti dell'antimafia".
Io piango la morte di Paolo e Giovanni. E di Francesca di Vincenzo di Antonio di Vito. Di Emanuela di Claudio di Walter Eddie. Di Agostino e di Rocco.
Io piango la nuda pelle rivestita da toghe e divise che non guardo nemmeno. Me ne frego dei tricolori che avvolgono le bare me ne frego pure delle bare solo dei corpi ho bisogno. Ho bisogno delle ossa e della carne.
Ho bisogno ora in questo momento di un paterno rimprovero di Paolo Borsellino di un abbraccio fraterno di Vito Schifani di un affettuoso bacio di Emanuela Loi. Di questo ho bisogno ed è per questo che piango.
Io piango e celebro la morte. Affinché la vita si schiuda.
Id: 15001 Data: 02/06/2012 14:28:41
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Alberi
Immobili osservate l'inesorabile ed identico trascorrere del tempo che pare non vi tocchi.
Sembra che nulla, fuorché una mano d'uomo, possa abbattevi.
Id: 13894 Data: 02/04/2012 20:59:31
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Il passato
Ciò che è passato nell'oblio o nella memoria ancora vaga.
Non vedete in ogni scalinata i passi di chi percorse quei gradini?
Non vedete che ancora li percorre nella speranza d'essere veduto?
Id: 13795 Data: 28/03/2012 15:44:09
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Scorre...
Scorre lungo strade cittadine.
Vita impersonale, anonima, quasi inanimata, nella sua eternità così limitata, tanto minima nella sua vastità.
Scorre come un fiume che dalla cima scende a valle.
E che dire di un fiume che scorre? Di che stupirsi? Che dire di questo continuo trapasso senza morte?
Id: 13721 Data: 23/03/2012 21:16:00
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La naturale impurità
La luce di febbraio dirada la naturale impurità che nella chiarità del cielo è schiarita, è compita; eternamente patita, è innocente presenza.
Eppure, viva, chiede perdono. Poiché non v'è innocenza che non sia lasciva.
Id: 13648 Data: 20/03/2012 15:32:20
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In questo vuoto giorno...
In questo vuoto giornomi rattrista il vitale attaccamento a ciò che non è vita ma della vita fuggevole contorno.
Nelle profondità della coscienza mi è schiarita la vanità del tutto e sento perseverare l'inutilità dell'esistenza.
Id: 13600 Data: 18/03/2012 14:58:26
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