Mi chiedi se ho patito la fame.
S’arenavano le barche sulle acque saline
e nessun pescatore veniva di buonora
a riprendere i suoi remi.
Il sole era un orologio spento.
Le stelle sanguinavano luci mai accese.
La tramontana imputridiva sulla strada.
I sogni zoppicavano sui viali.
La maschera di carne e i sorrisi scordati
tra le pieghe delle braccia e delle mani.
La primavera sbarcava le sue rondini
sulle case ormai assuefatte all’inverno.
E tu mi chiedi se ho patito la fame.
Avevo fame Io. Si fame.
Ho munto latte di cielo
sul ventre torbido dei davanzali.
Due occhi neri, sgranati, consunti
e uno stomaco colmo di nuvole.
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