Qui, dove il mattino è neve sul respiro delle rose
l’erba accoglie il passo fermo delle pietre
e le pagine del tempo sono prigioni bianche
che rendono invisibili le lacrime di un poeta.
Senza te, il sole ha fiato troppo corto
e non lambisce le colline
Solo un freddo aspro nella sera
si erige dalla conca dei miei seni
in questo buio che è rovo allo sguardo
e il vuoto è crepa sulle mura della pelle.
Sapessi quanto è vivo il tremore delle foglie
quando t’espandi eco
tra i centimetri quadrati di quest’anima infinita.
Tu che sei nota, canto e voce
mentre la notte deglutisce il sogno
e sputa gli ultimi avanzi delle stelle.
Qui, dove la nebbia allunga il collo
tra le fronde sparse di una betulla
non c’è veliero che solchi le acque
solo un sordo grido di morte
ad osannare i sacramenti infranti dal mio ventre.
In quest’ora esangue
dove un profumo si fa sapore e corpo
sono culla nel silenzio delle mani.
Un frammento d’aurora che arde
in mezzo a mille montagne
in un vento che non ha più ali.
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