Parla a mezza bocca, soffiandomi nell'orecchio
mentre accarezza il suo cane buffo
(il ricciolo impertinente della coda si muove
impercettibilmente)
Così scopro che sotto gli occhi azzurri
c'è il solito lago nero di dolore.
Non che pensassi gli azzurri ne fossero esenti,
ma lui aveva quel guizzo luminoso,
solo un ritorno di fiamma, capisco ora.
Lento sale dall'erba l'umidore del crepuscolo
mentre il racconto si fa denso come pece.
Intorno una quiete fatta di piccoli fiori, lampi di viola e giallo
tra gli arbusti, una quiete così
surreale.
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