Dal ponte che s'incurva con l'obliqua
grazia di un tempo sotto il baldacchino
di legno di mattoni d'arenaria
- odore d'ombra, di fresco salnitro -
inquilina di un labile racconto
sospesa tra due vite
mi affaccio saggia oramai, non ignara.
La nebbia ancora arrotola fumate
di segnali inspiegabili, dal bruno
fruscìo del fiume si alza a creste, a ricci
con tenere perplessità.
Quest'amabile nebbia. Che copriva
di sé il più amore di tutti gli amori
indietro mi risucchia a paesaggi
interiori
dolcissimi e feroci.
Pavia, settembre 1964
(tratta da "Canzoniere per Giulio", a cura di Fabio Minazzi, Manni editore, 200
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