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I re magi

di Giovanni Avogadri
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Pubblicato il 05/12/2007

Tutti voi conoscete sicuramente la storia – bellissima - dei re magi…Erano tre re, o persone sagge, forse degli scienziati, che si recarono a far visita a Gesù perché una stella gli era apparsa…Ma non sappiamo niente di loro, sappiamo solo che venivano da paesi lontani e per questo avevano nomi difficili, nomi dei tempi antichi, si chiamavano Baldassarre, Melchiorre e Gaspare. Sarebbe bellissimo raccontarvi la storia di ciascuno di loro e forse qualche altra volta lo faremo…Oggi posso raccontarvi soltanto la storia di Gaspare, così come l’hanno raccontata a me, e poi mi direte se vi sarà piaciuta.

Gaspare era un giovane principe, era l’unico figlio di un re potente e rispettato, il suo regno era dalle parti dell’India, in un paese caldo e ricco di piante e animali, elefanti, tigri, scimmie….
Prima della nascita di Gaspare il re suo padre era stato avvertito in sogno:

“Il figlio che ti sta per nascere abbandonerà presto il palazzo, tutte le ricchezze e vivrà in povertà, il tuo regno resterà senza eredi”.

Immaginate come si preoccupò il Re!

Questo non deve accadere – si diceva – Presto, costruirò per lui il palazzo più bello, lo riempirò delle cose più ricche e più buone e lo terrò lì dentro per tutta la vita, farò in modo che non conosca il mondo, con i suoi dolori, le persone con i loro problemi : la povertà non dovrà mai incontrare il suo sguardo.
Gaspare nacque e crebbe, forte e bello, vestito di abiti morbidi e lussuosi, poteva giocare con i giocattoli più belli, tutti si voltavano al suono delle sue scarpe, sempre all’ultima moda, era bello ed emanava un buonissimo profumo, tutti lo salutavano e gli volevano bene… Il re sceglieva accuratamente le persone di servizio, che dovevano essere tutte giovani e belle e sane, anzi, il re evitava accuratamente di fargli accorgere che qualcosa andava male, se un servitore si ammalava il Re lo mandava subito via e alle domande del piccolo rispondeva dicendo che aveva cambiato paese. Insomma, a Gaspare non solo non mancava nulla, ma si sarebbe detto che viveva in paradiso ma…Man mano che cresceva si accorgeva che non poteva uscire dal castello: le mura altissime gli impedivano la vista, solo dalla fessura di una torre poteva intravedere una bellissima foresta, piena di animali, e infatti andava spesso a sbirciare dalla fessura, cercando di immaginare come potesse essere il mondo di fuori.
Era ormai un giovane forte ma non conosceva niente del mondo, una mattina di sole, calda e profumata, si affacciò come al solito alla fessura della torre e vide qualcosa che non aveva mai visto: era un bambino, piccolo ma che già camminava da solo, vestito con pochi stracci e doveva avere tanta fame perché stava cercando di togliere dalla bocca di un cane il cibo che questi aveva preso…Gaspare non capiva che cosa stava facendo il bambino, lo chiamò, una volta, poi un’altra, il bambino si voltò ma non riusciva a vederlo da dietro le alte mura e continuò a raccogliere per terra erbe e rifiuti.
Gaspare capì che quella era la sua occasione per uscire finalmente dal castello, corse dentro, prese una corda, si arrampicò sulla muraglia e si calò con la fune, fuori, finalmente libero. Corse dal bambino, che non lo salutò neppure, lo prese per mano e lo portò a casa sua. Entrarono lentamente nella città vecchia, quella che stava subito fuori dal palazzo e che Gaspare non aveva mai visto. La gente era molto povera ma i vecchi sedevano fuori dalle case e i bambini giocavano allegramente con i cani, come fanno tutti i bambini: Gaspare aveva giocato solamente con animali di pezza e bambolotti bellissimi e macchinine colorate e tutta quella confusione che ora vedeva e sentiva gli confondeva la testa ma gli piaceva tantissimo! Il bambino lo fece entrare nella sua casa, povera e piccola, senza pavimenti e senza mobili, dove la sua mamma stava cercando di far addormentare il bambino.
“Ha fame – disse la donna – e io non ho abbastanza latte perché non ho da mangiare”

Quando uscì fuori da quella casetta Gaspare non capiva più nulla:

“Ma come, pensava, nessuno mi aveva mai detto niente di tutto questo, dei bambini e dei vecchi, dei cani e del paese, delle mamme che non sanno come fare per dar da mangiare ai loro bambini..Il re mio padre non mi ha raccontato la verità, adesso io sono grande e voglio sapere com’è possibile che accada questo. Ci sarà pure qualcuno che mi dica la verità! Mi metterò in cammino e andrò a cercare la risposta, anche se dovessi andare dal Re di tutti i re!”

Senza pensarci due volte, Gaspare prese per mano il bambino e si mise in marcia.
Erano in cammino dalla mattina e verso sera sentirono suoni di trombe e tamburi, rumore di zoccoli di cavalli: si stava avvicinando una lunga schiera di cavalli e cavalieri, vestiti con abiti ampi come lenzuola e grandi turbanti di tutti i colori in testa. Gaspare fermò il secondo cavaliere, quello che gli sembrava il più nobile e importante, portava infatti una grande collana d’oro al collo.

- “Fermati, nobile cavaliere – gli disse – dove state andando con tutti questi cavalli e cavalieri?
- “Tu solo sei così straniero da non sapere che stiamo andando a rendere omaggio al Re dei re, la sua stella è sorta ad Oriente e noi vogliamo onorarlo!”
- “Il re dei Re – pensò Gaspare – proprio colui che voglio incontrare! Devo proprio chiedergli qualche cosa, se Lui è il re dei Re saprà certamente perché i bambini muoiono di fame e la gente racconta invece tante bugie…Chissà come sarà grande e forte..ma anch’io sono figlio di re e non ho paura!

Si rimisero in cammino e appena la carovana dei cavalieri fu passata si accorsero di un’ombra, seduta ai bordi della strada. Era un uomo, aveva capelli e barba lunghi, sembrava molto stanco o forse malato. Gaspare era curioso di tutto quello che vedeva e chiese all’uomo se avesse bisogno di qualcosa.

“Grazie giovane principe, io sono un viandante, la gente dice che sono un vagabondo, un barbone, e in effetti sono tanti anni che cammino e adesso mi sono dimenticato dov’è che volevo andare…Però sedetevi con me e mangiate un po’ del mio pane.”

Gaspare, il bambino e il viandante mangiarono e furono felici, chiacchierarono, risero e pensarono che a volte è bello fermarsi un po’ lungo la strada e fare amicizia, senza pensare a dove si deve andare…

“Stiamo andando dal Re dei Re – disse Gaspare anche se il viandante non gli aveva chiesto nulla – voglio che Lui mi spieghi perché alcune persone vivono nei castelli e altre vivono in case fredde e brutte..e poi perché alcuni dicono le bugie”.

“Mi piace il motivo del tuo viaggio, anch’io ti seguirò, ma voi siete molto più veloci di me, prendete la mia borsa del pane, se lo farete con gli altri come io ho fatto con voi non vi mancherà da mangiare per tutto il cammino”.

I due lo salutarono felici, potevano continuare il loro viaggio col cibo assicurato! Gratis!

Dormirono un po’ e la mattina seguente si rimisero in cammino.

Il sole era già alto nel cielo quando udirono suoni di animali mai uditi prima, erano cammelli e dromedari, asini e perfino elefanti. Gli uomini erano di un colore scuro come la notte, vestiti con colori brillanti, magri e forti indossavano collane e bracciali d’oro e d’argento, erano bellissimi e Gaspare fermò la colonna che viaggiava dicendo:

“Anche voi andate ad onorare il re dei Re?”

“Certamente, rispose il più nobile di tutti, ma tu chi sei?”

“Io sono Gaspare, principe dell’Impero che sta nell’Oceano di mezzo, viaggio con questo bambino che mi ha fatto conoscere com’è davvero il mondo, e voglio chiedere al re dei Re perché alcune persone muoiono di fame e altre non se ne accorgono neppure”.

“Il Signore dei sentieri e delle strade sia con te, nobile principe, perché nobile è il tuo cammino” – rispose Melchiorre. E riprese il suo cammino.

La fila dei dromedari, dei cammelli e degli elefanti era appena terminata quando i due amici videro una vecchia che cercava di caricare un grande sacco di legna sulle spalle.

“Possiamo aiutarti, nonna?” Chiese Gaspare.

“Grazie, portate per me questa legna fino alla mia casa, non è lontana”

Lasciata la vecchia sulla porta di casa, questa disse:
“Siete ragazzi forti, ma so che il viaggio è lungo, portate con voi un po’ della mia legna, io sono vecchia e so che durante la notte bisogna accendere il fuoco, per scaldarsi e riprendere il cammino il giorno dopo.”

I due, allegri, ripresero il cammino, arrivata la sera accesero il fuoco con la legna della vecchia e mangiarono il pane del viandante.
Ma quella notte non riuscivano a prendere sonno.
Gaspare sbirciava dalle foglie degli alberi e fu allora che vide la stella. Non era più grande delle altre ma più luminosa. Non parlava con parole ma Gaspare capiva quello che gli diceva. Capiva che avrebbe trovato presto il re dei re.
Non aspettarono altro e si misero subito in cammino, la notte era fredda ma il loro desiderio di arrivare era più forte.
L’alba era appena nata quando arrivarono ad una grotta.
Gaspare aveva aspettato tutto quel tempo e camminato tanto e chiesto ai cavalieri : aveva immaginato il re dei re in un castello almeno più grande del suo, protetto dalle mura, dai soldati con le armi e invece eccolo qui: un bambino piccolo piccolo, appena nato, povero come il bambino che aveva incontrato nella città vecchia….E non poteva chiedergli niente perché il bambino non parlava!
Ma era bellissimo, e soprattutto era bellissimo vedere come il papà e la mamma del bambino gli volevano bene e si volevano bene. Non aveva più bisogno di risposte, ma proprio in quel momento parlò la mamma di quel bambino, con una voce dolcissima li chiamò:

“Ben arrivati! Sapevamo che sareste arrivati, Baldassarre e Melchiorre ci avevano parlato di voi, loro ci hanno portato doni bellissimi ma i doni più belli ce le avete portati voi”.

“Ma come, disse Gaspare, io non ti conoscevo nemmeno, anzi, credevo di venire a parlare con un re potente e magari bugiardo come mio padre …e invece trovo voi…E poi non vi abbiamo portato nulla!”

“Ascoltami Gaspare, riprese la madre, anche se non ve ne siete accorti voi ci avete portato tre doni:
IL primo dono è l’amore che avete sperimentato con il viandante, te ne sei accorto anche tu che l’amore è l’unica cosa che più la doni e più aumenta…
Il secondo dono ve l’ha fatto la vecchia: l’amore ci fa accendere un fuoco che arde e riscalda anche la notte più buia.
Il terzo dono siete voi, il vostro cammino che non si fermato mai perché voleva trovare una risposta.

Con questi doni hai già trovato la tua risposta, vero?”
Gaspare sorrise e guardando il piccolo si accorse che anche lui aveva capito.

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