VIA DEI LIBRAI
racconto
di M.P. Damiani
A Mario Lunetta
Mi trovavo per strada , in mezzo a una tormenta di neve. L'avvenimento era insolito per una città ventosa, ma di mare.
Imbacuccata nel mio cappottone, con il collo fasciato dalla sciarpa, ero uscita per comprare il pane. Faticavo molto a proseguire, perché il nevischio mi sbatteva in faccia urtato dal vento e, a volte, non riuscivo a respirare.
Per far da scudo, mi appoggiai la mano guantata, sopra il naso e la bocca e ... cercai di andare avanti.
D'un tratto sentii uno strano suono. La bufera? il miagolio di un gatto affamato? O un'illusione?
Mi voltai per guardarmi intorno. Il nevischio si insinuava come sabbia tra le ciglia, e mi impediva di focalizzare ogni particolare. Non notai nessuno. Oltre che un infinito bianco che annullava i confini fra la terra ed il cielo. Mi colse un senso d'ansia. Tornare indietro? No. Ormai tra poco avrei svoltato, e sarei entrata dentro il panificio: in mezzo a quell'odore di focaccia e pane, così accattivante; dentro quelle vetrine appannate di calore che schermavano dal gelo di fuori. Così, rincantucciandomi più in me stessa e facendo resistenza agli elementi, proseguii.
Di nuovo udii lo strano suono. Forse perché inconsciamente avvisata, stavolta, lo identificai meglio. Si trattava di una voce umana. Flebile, forse un lamento o un richiamo. Mi voltai, e stavolta, per assicurarmene con più determinazione. Non fu necessario però, perché lei era lì: una donnina, tutta vestita di nero. Un graffio d'inchiostro nella neve...
-continua-
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