Finalmente ho trovato un posto
anche per quel piatto di legno,
contenitore di tutto,
un posto poco visibile
così anche la mia tavola è vuota.
Liscia, con gli anni del legno esibiti,
sbrecciata negli spigoli,
colpita e accoltellata,
segnata dagli eventi, dalla vita che non t’aspetti.
Profuma di luce e di legno spray,
le mani scivolano senza controllo
e palpano il contatto istantaneo e fugace.
Sopra rimbalza la luce accesa
che oscura artificialmente
il buio di questa giornata di pioggia,
infinita umidità che avvolge il tempo e le ore
che segna come un cronometro invadente
(tic tic tic tic tic oppure tac tac tac tac tac)
lo svolgersi sui vetri delle cose del mondo fuori.
La mia tavola sarà accogliente
avrà luce da est
avrà caldo da sud
avrà tramonti da ovest
sarà imbandita e festosa da nord.
Solo poco ancora poco di questa pioggia
che affoga la terra
e non lascia che respiri,
che bagna i piedi
e non lascia che asciughino,
ancora per poco sarò costretto
come sull’arca in salvo
a salire sulla mia tavola bellissima.
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