Pubblicato il 31/08/2013 17:43:47
Come un vagheggino intorno alle sue dame, ronzavo attorno ai gusti dei gelati in vetrina. Mi sentivo a mio agio, mi dicevo: "visto che la vita oggi ha tutti i gusti, perché non sentirmi splendidamente?" Non era affare da poco il canto di quei colori. Forse non sarebbe ricapitato. Presto sarei dovuta tornare a casa, e di quelle meraviglie soltanto un nostalgico: "erano belli da guardare". Rivaleggiavano per il posticino nel palato, il gusto Puffo e Pistacchio. Il primo disse: "la vincerò io, questa gara: una volta in bocca, il palato diventa la volta celeste". "Presunzione! Soltanto perché sei azzurro, non ti credere votato alle altezze supreme...", disse il Pistacchio. Ma poco poteva ribattere colui che era verde di vergogna: era ben cosciente: richiamava troppo la figura di uno stagno. Quindi rimase muto e non poteva portare avanti nessun discorso: tutte le sue opinioni non erano da gusto maturo. Si intromise la Panna, che era simile a una matrona per quanto era grassa e gonfia. Disse: "ma perché queste contumelie? Non le sopporto." Pistacchio le disse: "Eh, vedi, tu fai una vita dolcissima, più di tutti noi, e quasi sempre dimori nel palato di tutti. Lo stesso non si può dire di noi: in lotta per essere scelti. Ci sono giorni che non veniamo presi in considerazione dalla gente, ci sentiamo dei falliti. Tu e tuo marito, il Biscottino, siete in testa alle classifiche, siete gettonati". E Cioccolato difese Panna, ma loro erano grandi amici, e si sentivano degli eletti. Però coloro che erano chiamati "gli opportunisti" erano i gusti alla frutta, che vivevano le loro storie d'amore coi palati quasi soltanto d'estate. Altra nomea era: "i ragazzi", perché amori seri, che portassero avanti per il resto dell'anno, non ne avevano. O erano casi rari. Il Limone era il più latin lover di tutti poiché piaceva a moltissimi. Poi c'era il Bacio che non perdeva tempo, quando veniva ordinato, ad accostarsi alle varie bocche, aveva buon gusto nell'amare: era delicato e non disdegnava le piccole orge, infatti finiva sempre insieme a due, tre amici nel cono. Ma capita sovente, un po' a tutti gli amici. La signora di queste riunioni dal dubbio gusto era la Panna: stava volentieri in ambigua compagnia. Li avrei voluti tutti nella mia coppetta, ma ahimè, non potevo. Scelsi Fiordilatte, che stava abbondante, sinuoso, candido e virgineo in un angolino, quasi dimenticato. Non aveva conosciuto mai palato, era emozionato nel talamo della coppetta, lo portai con me a fare una passeggiata in riva al mare e, boccone dopo boccone, il suo destino fu adempiuto con dolcezza. I gusti alla frutta, solitari nella vetrina, stavano a parlottare rabbiosamente fra loro: si aspettavano di vivere la loro magnifica esperienza estiva per poi gloriarsene con gli altri. Ma la mia scelta cadde sul piccolo Fiordilatte che era tutto per me, per sempre, e da cui "i ragazzi, gli opportunisti", avevano solo da imparare. La vita era in quell'incontro tra gusto e palato, ma anche la morte: com'è in fondo l'amore. L'amore che diventa parte di noi, una parte eterna, anche se l'incontro è stato un lampo di poesia nel cielo nero. Un lampo di poesia che può essere significativo, come per Fiordilatte, o storia da raccontare per noia, per "i Ragazzi". E i gusti alla frutta, mai di questa lezione raccolsero i frutti
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