Pubblicato il 01/04/2013 12:20:40
Sul teschio del drago, dopo la lotta, avvampa la gola di sete che l’oste, vista l’impresa giù che scaraffa fiotti di vino nel cranio spaccato.
Sarà colpa del mosto che ribollisce ancora, il delirio della notte chiusa dal gelo mentre ora diluvia che della fatica
rimane il marciume contuso di squame del serpente antico e le mie mani lorde che artigliano vento di gioia mentre già lontano galoppo.
Non ditelo affatto, ma furtivo ho intrecciato le mie dita a quelle dell’aurora, goduto senza nulla pagare a demoni numi bottegai di turno.
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