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Essere come appeso...
Essere come appeso all’impossibile, già il titano con urli s’alza fosco come JHWH che cavalca le nubi e con la mano possente sbaraglia dei filistei le torme innumerevoli. Il rombo sordo del silenzio stende un ronzio di parole piatte sotto truffate stelle: quale il segreto? Nero d’asfalto, lamiere e carcasse e questa terra desolata e stanca.
Id: 56055 Data: 10/01/2020 16:39:27
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...mi scuote...
mi scuote - e te ne parlo - del nulla del sapere, del gusto d’esserci come occhi che specchiano il tempo, mani che s’intrecciano, forse è così l’eterna affermazione di Dio dal niente
Id: 36015 Data: 26/01/2016 16:04:09
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Notte
Poi si parla del tempo, dell’acqua che scroscia sul vuoto, del suo suono e della notte come di mani che si sfiorano
Mi sveglio, gli occhi nel buio, nelle narici l’acre umore del corpo: mai ho pensato alla morte come opportunità estrema.
Id: 35972 Data: 24/01/2016 15:24:45
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Animula vagula...
Animula vagula blandula…
Brucio fuoco! Nulla ho scritto che vorrei salvare stanco che sono delle vanità che inseguo.
Si placa la pugna, come un tempo detto d’amore, cieco cantore, il vento s’alza lontano sibila.
Urlo per nulla se musica appare il folle ritorno dell’anima amante. Taccio del resto per questo sopire.
Id: 22714 Data: 16/10/2013 14:48:20
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dentro...
dentro, se non dolore, rabbia, di quella buona, da sfogare quando vorresti cazzottare il primo nel quale inciampi
poi ricordi quello che sei, mastichi il bolo amaro scaglie vetrose che sputi con fibre dure fintanto
che le nubi sciamano e tutto passa, così dico scemo che sono, ormai l’occasione è trascorsa.
Id: 22683 Data: 14/10/2013 16:30:46
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Sul teschio...
Sul teschio del drago, dopo la lotta, avvampa la gola di sete che l’oste, vista l’impresa giù che scaraffa fiotti di vino nel cranio spaccato.
Sarà colpa del mosto che ribollisce ancora, il delirio della notte chiusa dal gelo mentre ora diluvia che della fatica
rimane il marciume contuso di squame del serpente antico e le mie mani lorde che artigliano vento di gioia mentre già lontano galoppo.
Non ditelo affatto, ma furtivo ho intrecciato le mie dita a quelle dell’aurora, goduto senza nulla pagare a demoni numi bottegai di turno.
Id: 19830 Data: 01/04/2013 12:20:40
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Hic et nunc
la zavorra del fango misura dell’esser-ci liquidato il riscatto sprofondo nel bagliore algido del tramonto
dico ci sono, ora nel forse approssimato, l’abbraccio che scioglie la densità del presente, forgia la chiave del sancta sanctorum
Id: 19055 Data: 06/02/2013 19:02:58
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Grigio
Grigio troppo per oggi quando non esco e annaspo di noia non stare nel nulla
Dita intrecciate ozio d'ebbri pensieri alcol che evapora amaro sentore
E’ passata la sbronza idiota delle passioni il male alla testa
La mossa dello struzzo - penso - bambino scemo
Sono l’idiota di turno ora padrone di cartaceo livore
Id: 18615 Data: 13/01/2013 16:42:46
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Deserto
Deserto, spoglio risuona l’accenno.
Notte, vulva profonda, materno l’abbraccio.
Cielo, antico latte, sperma
salso, florido il ventre disteso.
Lo spirito, senza tempo l’atto.
Solitudine d’abbracci, carne.
Terra, figli tratti da pietre.
Stirpe eletta, maledetta
dal mondo. Massacro quotidiano.
Collo alla scure, macabro
ballo, rituale d’amore, solo voce:
e la Parola? Nel principio della fine.
Id: 18250 Data: 22/12/2012 14:56:58
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Avvento
Il nulla, il nulla si distende la neve nel profondo,
ghiaccio l'essere aggrappato, poi
il silenzio srotola bianco l'inatteso
io sento il sonno vecchio secoli di storia
le spalle curve la volta le stelle
il blu che consuma occhi
vista, attesa che riavventa:
cosa? Chi? Notte nuda di freddo
denti che stridono e qual masso…
Noi non sappiamo più stare!
Id: 18117 Data: 14/12/2012 16:47:47
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Memoria
Ombre, seta di ricordi. Nell’eterno
la memoria incede dall’evento,
lo scroscio scioglie bistro di male
nel diluvio che sbatte ogni respiro.
Mani alzate scongiurano stordite
dopo l’estasi, l’avvento della fine.
Id: 18039 Data: 09/12/2012 15:57:16
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Jabbok
In lotta, angelo terribile polvere sbuffa
come toro infuriato, sussulta la terra
nell'atroce spasso che divide
malvagio. Lamento dolori ovunque
mentre la scala arpiona spaghi celesti.
Id: 17905 Data: 01/12/2012 15:56:26
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Labisso
L’abisso, orrore spiazza lo sguardo,
freme sconcerto sul bello tremendo fisso,
risale la scala paziente Diotima luce volto
occhio di brace, meraviglia soffoca cuore
impulso ragione cava il sollievo.
Id: 17794 Data: 25/11/2012 16:57:04
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Caduta
La mano tesa, il poco accusa lo strappo.
Genere prossimo, scarsa materia celeste
rievoca il dirupo antico e frana nel dramma.
Voi siete dei! Differenza specifica trafigge il destino.
Id: 17771 Data: 24/11/2012 17:33:56
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24 novembre
Oggi freddo. Nel limpido traslucido
una lacrima precipita nel mare magnum
all'istante dispersa. Troppo instabile
quest’autunno: mancano le strette del gelo
per tracciare il segno del percorso.
Id: 17755 Data: 24/11/2012 08:57:09
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Arma virumque cano
Ti attendo. Buio, di fuori, finestre chiuse occhi ciechi nell'intrico di celle che chiudono l’intimo della dimora.
Il pio Enea, chissà perché? Il mare urlante di legni squassati, l’oscuro metallo. Meglio le api, per il Poeta, e a noi cosa rimane, se non tempo sospeso?
Ricado sul libro percosso dal ritmo l’esametro suona cavalli al galoppo. Lavinia dai boschi atri, tu finalmente esci!
Id: 17743 Data: 23/11/2012 16:33:33
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I libri dei poeti
Perché non si trovano i libri dei poeti? Perché non fanno mercato, come si dice, e nelle enormi librerie catene di smontaggio danno bella mostra quelli dei premiati e vinti. Se poi li cerchi, le commesse, paludate grazie, ti guardan storto, quasi fossi cariatide e telamone, stanco di sgobbare templi che ormai pochi osano percorrere, perché il silenzio uccide, se non sei avvezzo all'oracolo che berciando spasima umane contorsioni d’infinito.
E ancora. Se qualcuno scopre che li leggi, i poeti, fa la bocca storta quando mancano topten e cose varie, promozioni per l’estate, ugge modaiole, il nume del momento e allora, già lo sai: ubi maior, minor cessat! Sono troppo bambini, i poeti, lo capisci? Ancora stupiscono per le burrasche interiori, anche se l’industria stride nelle orecchie metallo e fuoco, e gli accordi delle sensazioni ricercano armonie vive nelle lingue morte.
E allora? Lo share non fa poesia! Impariamolo. Questo è un mondo che ti massacra, un mondo Tritacarne che impasta ignavi d’ogni specie e t’insacca nel cervello quel che devi sapere, poco, infarcendolo d’illusioni e roba varia.
Il libri dei poeti…forse paglia, carta straccia. Per non parlar dei libri dei filosofi, quelli che tutti citano, ma che nessuno legge poiché postulano lo smazzarsi delle mente, ma questa è un’altra storia. Senza offesa, gente!
Id: 17736 Data: 23/11/2012 09:02:45
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Conflitto
Nuovo giorno alba rossa, d’intorno
ossa di rivalsa, gelido trangugio, atroce incendio
frange di pace: nel conflitto s’ordina lo strappo.
Id: 17687 Data: 20/11/2012 20:19:53
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Sepolcri vuoti sullorizzonte
Sepolcri vuoti sull'orizzonte disgiunto, bianchi di calce stringono il mondo ai vivi coloro che morti smontano l’impervia scala.
L’angelo frantuma l’indugio, appiglia la tromba, sbuffa nell’ottone l’alito dell’origine, così frana il riparo del nulla in me, in te, ovunque nell’orbe.
Non so niente dell’immane boato, di quando il mare abusa la terra e nella spuma disperde il seme antico e le secche del cuore costano albe e tramonti.
Quello che so è scritto sul vento, sull’acero rosso, nel turbine spento improvviso che innalza polvere e nebbia e imbroglia la sera, quella fatta di poco e d’attesa.
Id: 17683 Data: 20/11/2012 19:00:20
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Heidegger
Sentiero interrotto, folto che sommerge, l’essere rifratto
non m’appartiene, sfugge, discende il velo
dell’illusione a chiudere il cielo. Quieto pastore,
con perizia riscontro che nessuno disperda il gregge.
Id: 17606 Data: 17/11/2012 09:48:08
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Ubiquitas
Ubiquitas
Oggi non riesco a leggere poesia! Ad essere sinceri, non lo faccio tutti i giorni. Non rileggo sempre nemmeno le mie, poesie. Cosa strana, quella che mi passa dentro adesso: rifuggo un mondo per un altro, smonto piani d’esistenza, analizzo quanto più possibile. Dopo? Mi ritrovo con pezzi sparsi ovunque, annoiato per l’unitile fatica. Disilluso! Questo con matematica certezza.
Ora cos’accade? Nella miriade di associazioni che la mente mi combina, sono ad Orta in piazza Ragazzoni, fermo a guardare il lago, a bere l’autunno sui monti sorbendo un cappuccio al tavolino d’un caffè. Cosa m’importa se l’umidità spessa m’inzuppa fino alle ossa. L’isola di fronte, la Madonna del Sasso sopra la sua rupe, Pella oltre lo specchio d’acque profonde… sono ovunque, se lo voglio!
Id: 17556 Data: 14/11/2012 09:23:33
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staccano i pensieri
staccano i pensieri al ritmo del cuore stanco di sonno pulsa di luce che scende obliqua lenta nel profondo: l'attimo suona l'inizio del silenzio.
Id: 17549 Data: 13/11/2012 21:21:19
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Pazienza
Rintocchi lontani pestano l’uggia del presente,
pochi i respiri, gli affanni, l’odio inclemente,
mentre lente scendono maschere d’indifferenza.
Il gioco della pazienza richiede attenzione e costanza.
Id: 17492 Data: 10/11/2012 15:07:57
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2 novembre
Il sole non s’addice staccato in cielo, oggi: sgela il cemento
intristisce i fiori asciuga le cripte invase dai vivi.
Ovunque il chiasso sull’oltre schiarito e dentro sconfesso
ogni mostra del fuori evitando il decesso preferendo i bagliori!
Id: 17342 Data: 03/11/2012 08:07:58
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Di sera
- Di nuovo sera! – sussurra una voce ancora si spera
e guizza il muscolo del cuore poi acqua, rivolo
scroscio d’umore quando i cieli smuntano storie
di crepuscoli blandi, tenerezze molli paesaggi profondi.
Id: 17312 Data: 01/11/2012 16:05:35
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Rami
Rami sospesi nel vento, come foglie vanno le parole, poche, strappate al silenzio, perciò vibrano per l’eterno.
Stare, come gocciole d’umido che sfuggono sul vetro gelido.
Il dito di dio che scrive su questo subisso combinando nel caso, come mostra, e oltre l’ordito di linee e curve…
Rami sospesi nel vento.
Id: 17240 Data: 28/10/2012 14:30:52
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Mattino...
Mattino d'assurdo sfatto come mondo che sbianca sogni sognati sarebbe folle non scrivere nulla con mano ferma quando pronta è l'ardesia sconnessa da giornate di triste abbandono. Pulsa cuore pensante in questo declinare stanco di forzosi aggettivi svuotati di senso e di semantiche sensate. Vanno le nuvole alte. Vanno oltre laddove esuli passi vorrebbero battere la sabbia umida d'un passato che scivola su orme sbavate dalla notte. Ecco, allora, che passano le anime.
Id: 16967 Data: 14/10/2012 15:52:30
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Vita...
Vita offesa nuda vita ridotta ammorbata e tradita, fuori. Dentro s’affatica il pertugio che getta nella libertà, bianca luce sul nulla che dico, forse sogno quando scemano mente e tresche d’inganno e sere vanno lucide d’acqua. Ho bisogno di tutto l’oceano mare profondo per lavare la colpa, io immondo d’esistere, desto e senza pudore.
Id: 16696 Data: 30/09/2012 11:47:20
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Limes
Io, separato dagli altri per un compito, malato di consapevolezza, studio il mondo infetto e tutte quelle insidie che bucano l’attesa del cammino. A quando il tempo giusto, l’opportunità disvelata nel formicolare dove l’opera confonde nell’industria?
L’ultima visita al cronicario, dopo il commiato un cero ai poveri morti, lo sguardo estremo in cerchio con l’orecchio sordo al clangore: tutti s’ammazzano! Come possono sentire dio sopra la sirena cupa dello sterminio? Sono proprio alla fine, se ho preferito non portare nulla con me, ma messo a memoria una sola poesia da intonare lungo il viaggio.
Saranno i passi a decifrare la mappa, le vie dei canti, laddove tutto ha un’anima, anche l’insegna arrugginita e divelta dal vento. Sarò solo? Con te? Con i figli? La tua, loro libertà mi preoccupa, ma so che con voi non rimane che giocare la carta del richiamo alla veglia.
Id: 16634 Data: 26/09/2012 11:31:14
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Nel vuoto...
Nel vuoto pendente vibra l’arpeggio guizzo nel cielo fuso di biacca con mani rotte d’afferrare il nulla predace d’eventi di conflagrato ritorno. Sarà un momento, certo, il singulto che fiacca l’improvvida aritmia col pungolo del presagio d’un male mortale…se fosse? Brindo alla notte da far giorno sputando nell’avello perché ad altro è votato questo sangue.
Id: 16620 Data: 25/09/2012 16:37:11
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Tra dire...
Tra dire e non dire tradire l’intento gioco che scopre carte d’inganno lingua forcuta d’immane bellezza, pensieri di fuoco sfuggono alla rete che comprime il tutto nella chora madre inizio fine, profondo assoluto. Si tesse l’inganno dell’uomo su corde d’inattesa perfidia, ripeto, senza troppo sperare, ma qui è diverso sotto l’inghippo del tempo quando il cuore sussulta silenzio di pioggia.
Id: 15923 Data: 02/08/2012 15:31:08
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Sera...
Sera di parole morte volano nulle in vuoti d’anime sospese e mute, bestia braccata ferita vago solo con occhi scuri di pianto perché soffro male dentro quando forte livore trabocca impossibile pace.
Scrivo versi nella risacca d’umori che sbracano voglia di vivere dall’enfasi spianata d’emozioni, brullo attorno di presagi il mondo chiude giorni uguali di noia marcia tediosa: eppure, cavaliere indomito proseguo guerra d’amore per te!
E poi, poi quando su lame di luce opache trame cadono sotto colpi ferali frugo brandelli di plasma emotivo deterso dall’inclemenza e poi, poi ancora nembi che aprono su spazi d’infinito vagabondare acque gelide di fusione, atomi di speranza carichi per reagire spleen in ogni neurone d’attesa.
Dall’alto scendono gocce bianche in vapori tattili cosicché, studio il sublimare nelle storte interiori del liquido che spumeggia estasi: fuori tutto diviene fiume piena, dentro permane statico cuore.
Id: 15702 Data: 19/07/2012 14:40:35
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Iconostasi
Volti tumefatti, perfetti, mirabili visioni folle trangugiare frappé esistenziali alla salute dell’archetipo conforme. Ai santi falsi di belletto e lustrini, ciprie e spoglie di soli imbroglioni, preferisco cogliere il fiore del nulla mistico e li trovare il profondo sicuro dell’abbandono. Cosa mai mi fotte della crisi di mercato, dei maquillage intellettuali, degl’incravattati in lunghe file vocianti profitto e interesse? Dell’immagine facciata, il design industriale, la domotica sepolcrale, l’imbiancatura del marciume putredine ossa e rifiuti, quando si muore così, come fato scritto per ogni essere senziente sotto luci gialle perché the show must go on e buona notte? Coglierò il fiore del nulla mistico, certo, mentre molti guarderanno attoniti con occhi cerchiati per patto di nera disperazione. Ora, m’inebria un profumo, vago sentore: il fiore del nulla tra le mani e la lingua pronta al dire l’indizio raccolto di straforo. Lascio la comoda difesa nicchia e avanzo…
Id: 15426 Data: 29/06/2012 12:16:08
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Come dire...
Come dire, quando ebbro d’ogni cosa e dove, così che rincorro fantasmi spenti d’inutile spreco.“Che la festa cominci!” l’urlo che sbriciola l’erebo etilico del silenzio contratto in postulati d’inganni. Sull’abaco il computo degli anni ritorna, prova del nove, catodica disillusione che determina onirico hobbismo di massa. Giace bellezza confusa, esausta di bagni e defilè su passerelle laccate di nulla. Ridda di parvenze, su specchi ustori che avvampano insani svolazzi retorici e incinerano vite vissute in emotivi coaguli. Cosa farò, se non cantare il buio triste dei crocicchi solitari, il bitume fangoso di scroscio acido, le foglie morte e sole sui sepolcri grigi, le insegne divelte? Oltre, s’apre il tempo prima del tempo, l’opportuno memento, il singulto del vuoto, l’ascetica distanza, l’arcaico armonico mantra.
Id: 15421 Data: 29/06/2012 07:09:07
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Notte di sogno
Notte di sogno incubo afflosciato stanco, fisso il rumore del cielo grumoso di caldo. Non è il cimbalo del temporale lontano, forse il cuore che bussa il richiamo roco nelle ombre cangianti del sonno strozzato. Fuori, un manto d’ombra schiaccia sul vuoto mentre io m’accorgo del doppio accovacciato accanto al letto che scruta le mie membra sudate. Chi sono, nello specchio rifratto, nell’intrigo rosso di segmenti esistenziali? L’io impoetico che si sbatte disperso tra carte sdrucite e strappate nell’urlo dell’oggi assemblato da mani impietose? Oppure quel lui ingessato nell’aria da savant, ma condannato ad insozzarsi nell’opporsi del mondo paludoso d’attriti e contrari? Mi ricongiungo nell’amplesso, io tu molti, traccia di materia oscura sostanza di luce: qualcuno, lontano, cerca con spari d’abbattere il diverso, per questo m’accingo alla cerca della molteplice identità del mistero sublime.
Id: 15387 Data: 26/06/2012 22:04:26
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...mercoledì 7 giugno 3B foto di classe...
Dimensione distorta da “Claire de Lune” sul vociare, in cortile foto di classe brunita in metallici nembi, schiamazzano le fronde senza tema del vento ora più forte. E’ ancora troppo lunga la notte dell’essere, indomito custode di storie scritte nelle crepe del tartan consunto da salti corse gare. Stessa grigia corte, cambio di scena, reti rugginose alte come memoria di contenzioni forzose quando ormai l’individuo e le sue dimensioni sono abbaglio nel progetto d’omologare chiunque quale indefesso consumatore di cotanto pattume sull’infinito ermo colle.
Nostra Signora dell’Ipermercato, della fiera tecnocratica, orribile onnivoro ventre che macina inghiotte e ingolla incauti incoscienti per evacuare subumana putredine. Ormai i lager sono antiquariato bellico poiché il folle sterminio comincia con la deriva social didattica per gli abissi allucinati d’un fittizio imperio economico.
Con rischio, sfuggo all’aritmetica fobica della decesso, lasciando ad ignari bagnanti il mare dell’apparenza: sulla risacca, i poeti raccattano quel che resta del naufragio.
Riemergo. Sono ancora qui per coloro ai quali ho trasmesso tracce sulla mappa del disinganno insegnando la libertà dell’umano fare, la magia della materia bretone, che addita l’accusa laddove si deturpano i prossimi del tempo a venire.
Id: 15099 Data: 09/06/2012 11:01:54
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Sul confine...
Sul confine, all’estremo col dovere di dire usando ridotte parole per afferrare della notte tracce d’umido quasi materia marchiata e graffita dall’intreccio dei sensi, occhi, uno sguardo giovane luce, indagano laddove dietro spettro la malizia descrive il proibito d’un respiro con la mente che fila gonfia del bello sconvolto nel sogno.
Id: 15042 Data: 05/06/2012 17:53:03
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Alchimia amorosa
Le bizzarre complesse alchimie dell’amore, sono estenuanti manovre, giorni memoriali, quando lo cerchi e l’incontro non scatta nell’ingegneria rosso amorosa dei corpi per dirompere laddove e quando solo carne s’avvampa di quella vita viscerale e opaca che sconvolge ogni umana simmetria nella passione. Non conosco molto, oltre l’anatomia spicciola, i minimi massimi dovuti all’igiene, le clausole soporose dell’educazione affettiva, eppure ho intravisto che in origine, questa natura sessuata, ombrosa e materica, gioisce in parole che tuonano benedizione. So solo che la pura libertà dell’atto ha un costo, per scalare e vincere le prurigini dell’ipocrisia.
Id: 15026 Data: 04/06/2012 16:21:58
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Scritto in blu
Scritto col blu, come i pensieri che mancano, le paure che stramano, il bolo d’amaro che soffoca e che sputerei con tedio. Maledetto il quotidiano quando tradisce in –ismo e si fa l’ideologia del tutto che vorrebbe forzare l’esistere nel vivere, ridurre il panta rei nell’ordinato compitino di biologia marina o in qualche scolare reazione di chimica sentimentale. C’è di più se Il y a, ma dove come quando e ancora: perché? Sono stramazzato sulla scacchiera! Quale mossa? Mi lancio in una variante, sacrifico il cavallo? Scacco! Ora il rischio dell’assurdo strozza, dita di morte, e rimane quell’olezzo infame, ovunque…
Scritto in blu e sottolineato in rosso, come inaspettata correzione al tema, ma da chi? Forse il destino? E perché? Oltre lampi tuoni e procelle qualche deuccio da parata spocchioso e vile, univoca proiezione dell’ipocrisia umana quando non scommette sul fato e preferisce la quiete disperata del nulla, l’ipermercato dell’idiozia, del qualunquismo in sempiterna promozione: avanti voi, nell’impero del tre per due! A me, però, comincia a fare un tantino schifo. Lo scrivo in blu, correggo rosso e sottolineo nero.
Id: 15020 Data: 03/06/2012 22:00:46
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Una sola moltitudine
Fu Bernardo Soares, Alvaro de Campos, prima fu mastro Caiero, dopo i due Reis e i Search in ricerca di sé e chi sono. Ancora: Teira, Mora, di nuovo Pessoa, colui della pioggia obliqua, la chuva stilla del cuore, in seguito i molti sperduti in quel di Lisbona: ricordo il mondo prono sull’oceano furia antica col maschio Tago che scuro penetra profondo il tepore del mare fecondo di embrionale pneuma, brodo, passione. Poeta trafitto, Fernando, il bicchiere gelato tra le mani, un mazzo di lettere giocate su promessa scommessa d’amore nel turbine sinuoso e femmina del Fado cantilenato su nenie. Bramata sfortunata Ofelia, corteggiata tentazione in lunghi tramonti di sangue, spremi inchiostro per carte essiccate nel cimitero di bauli e schedari. I molti s’annullano nei diversi e vociano vita non morte agli io/legione garruli d’attesa, muto demone per inquieto dolce stormire della burrasca estrema che smorza nel fuoco. Bussano. “Avanti!” sussurra il vegliardo sapiente. “Entrate, qui attorno c’è dio per tutti!”
Id: 14947 Data: 30/05/2012 14:53:26
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Ruggito...
Ruggito roco d’immaginazione tradita sorte di dadi gettati sul calpestio polveroso e sozzo, per omissione d’infamia mi spezzo le unghie per strapparmi via dal ventre squame d’insensibile vivere sommerso. Oltre il giusto del cerchio si ritrova il quesito che interroga il tranquillo decedere del tempo. Rosso sangue sono sempre i tramonti per chi giura guerra al destino: basta una rapina ai danni degl’idoli incrudeliti dal furto antico del fuoco, coscienti che l’industria consuma spazio sacro all’esercizio della vita semplice.
Id: 14874 Data: 26/05/2012 10:23:57
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Essere come...
Essere come appesi all’impossibile già il titano con urli s’alza tetro come JHWH che cavalca le nubi e con mano possente sbaraglia dei filistei le torme innumerevoli. La poesia cos’è? Il boato sordo del silenzio che si distende piatto e ronza tutte le parole dette sotto truffate stelle: quale segreto ancora velano ai poeti d’oggi? Nero d’asfalto, lamiere e carcasse e questa terra desolata e stanca.
Id: 14841 Data: 24/05/2012 15:12:48
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Vento...
Vento, vento che urla monti vitrei lontano da questo mattino freddo che ancora giace molle intorpidito da un sonno non giusto. Nella serata mi sono attardato a giocare troppo danzando con le falene impossibili coreografie letali d’amore. Intreccia, monna Vanna, le tue piccole mani alle mie affinché rinserrandoci nel caldo dell’amplesso questo vento sferza furiosa non scombini il gioco del vagheggiare senza mai trovarsi.
Id: 14802 Data: 22/05/2012 07:02:04
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Una chiocciola...
Una chiocciola appesa al muro striscia bave interrotte nel groviglio fitto della clematide in fiore. Adesso, dopo la collera d’un terremoto domestico, catturo la struttura dell’azzurro che stempera il crepuscolo. Con negligenza studio le funeste equazioni che sguardano sul bene delle cose che troppo poco contano nei commerci brutali e nello scippo sulla trama d’esistere. Tu sai quanta fatica cerco di prestare con l’impegno indefesso e incaponito nel tentativo onesto di non perdere le staffe del decoro. Almeno un tempo, nel remoto Olocene muovevamo passi con estrema circospezione. Se pure i ragni cantano le note della rugiada e vibrano al singulto della mosca predata e persa anch’io, che per umana viltà ho interrotto il contrappunto dell’ombra fugata, posso sperare nel baleno amico.
Id: 14710 Data: 16/05/2012 20:48:52
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Fu sera e fu mattina...
Fu sera e fu mattina si può leggere nel mito antico e nel tempo scandito l'oceano che inghiotte e slava vite d'ignaro palpito...poi ancora batto il barbarico ritmo del richiamo nel solco d'un giorno qualunque speso in faccende di poco spessore e conto. Che ci faccio adesso, qui, spalmato nell'attesa che transiti il banale che sfoghi il temporale nell'elettrico tripudio quando il forte degl'abbracci smorza l'ansia dell'essere all'altezza? Questo cielo di lana delle Erinni smunto di lacrime scritto d'inchiostro m'invita all'adunanza dell'occaso. Basta, m'impongo! Sono ancora poche le rondini che venerano guglie e campanili: devo far memoria di come sanno trovare l'indizio per non smarrire la strada di casa.
Id: 14693 Data: 15/05/2012 20:44:54
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Uccidere un poeta...per Zarmina
Uccidere un poeta, perché? Forse perché dice il mistero della notte, il segreto taciuto della sera, la bianca luce dell’aurora.
Per alcuni sarebbe nulla, questo, per i soliti stolti – a voler dire poco – l’immane bestemmia rivolta a un idolo muto di morte.
Così passano e vanno i giorni tristi di vite clandestine per se stesse, mormorate negli attimi rubati all’ingiustizia del dolore.
Zarmina, donna d’un crudele oriente, laddove ancora s’uccide il diverso, colei che vive per l’stante magico dandosi al pudore del canto. Non è più tempo di favole, ora, ma le stelle trapuntano il tuo nome e brillano di quell’amore a te negato dai legami di sangue.
Io posso solo sussurrare il tuo ricordo, sognare un mondo migliore e beatamente illudermi che l’uomo possa esser meno animale.
Id: 14614 Data: 11/05/2012 23:23:25
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ode di maggio
Ode di maggio
Quanta stranezza in questa primavera che ancora gusta d’inverno in quei volti cupi di morte inflitta per condanna d’un sistema corrotto. Tempus fugit, suono su temi bruni d’abbandono nel controcanto della sera molle mentre discendo gironi gremiti da disperati ignari del naufragio.
Sono andato nel bosco, ieri, senza troppo pretendere al solo vivere e cosa rubo alla saggezza d’essere quando del poco midollo lasciato non riesco suggere neanche il sentore? Sono rimasto sul ciglio del tartaro, fermo a guardare, tralcio nel tormento, coloro affranti d’emaciata attesa.
E’ che io non son fatto per la guerra richiamato dai molti immiseriti che già contestano per la dignità persa a modico prezzo nel baratto d’idee ormai fiaccate dal conflitto. Alle vedove non son più conformi quei peana intessuti da tiranni loschi, gonfi di boria e indifferenza.
Provo a scrivere qualche rima sparsa sgrattando cancrizzati sentimenti per meglio mordere umori glassati, anche se queste timide parole, ancora prima di staccarsi libere dalla penna, già sanno di poetico aborto: quando torneranno i giorni buoni per trafficare umane lettere?
Id: 14507 Data: 06/05/2012 17:16:52
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Lascio...
Lascio quartiere alle parole affinché scorrano via. Questa cachessia di appunti è il brogliaccio delle opere e dei giorni che consegno alle muse stranite per quanto e troppo vicino decede. Ormai, di ieri ho scritto tutto, anche di quello abbandonato alla livella del tempo e sprecato. Adesso, qui, m’ostino ad osservare per il dopo, quando tornerò sulle pagine scritte a bere il sentore delle emozioni vissute, spillate sui fogli gialli di fragranza, cotti al tatto, come pane quotidiano.
Id: 14344 Data: 27/04/2012 19:11:22
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Contrasto
Ebbene si, leggo e faccio poesia! Qualcuno potrebbe obbiettare che si tratti di follia. Così rispondo, sopra le spoglie di questo giorno compiuto sul rimare ostinato: forse è immensa mania per quel demone vetusto che scrolla e che a terra ti sbatte se non strepiti il suono. Ora mi bastona in testa e tambura immane contro le tempie e perquisendo nel disordine atro ti comprime sbrindellando quella proporzione bugiarda della mente che consegna al poetare staccato.
Ma ecco l’incanto riuscito. Magia dei versi che quietano il tumulto del diluvio, smorzano la combustione delle emozioni, riassettano il talamo alle passioni. Dunque ho scritto. E’ tempo per il silenzio raccolto gemmante di spore creative che impillaccherano le dita. E’ tempo del medicamento per l’anima, quell’umano impiastro per calmare le contusioni dello spirito e ridurre le ulcere interiori. Sarà acciacco questo, ma percorso d’amore anche se bislacco.
Id: 14323 Data: 26/04/2012 17:30:28
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Parmenide 1
Tenebre assassine voraci d’incubi, ho attaccato le cavalle al carro, ebbro di sogni inconclusi e via, voce a succubi pensieri, con stridore barbaro di ferro sulla strada dei numi. Madre oscura, grembo profondo, l’ombra dura strazia remote emozioni d’amore, calce spenta, quartieri e suburre, ferrofuocofiamme, pietra che frana. Sono fuori, finalmente, sotto un cielo rigato d’aurora, vetro infranto, coccio (un mattino tetro m’attende). Un rogo avvampa la carne: per troppe estati ho ceduto all’inganno di lingue forcute per frotte a due teste d’insana mania.
Id: 14267 Data: 22/04/2012 20:38:05
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Sera
Sera
Ecco, è sera. Di nuovo un imbrunire. Osservo delle sporadiche nubi tracce leggere che vanno nell’oltre. Gusto in silenzio il piacere del fumo (non dovrei cedere alla tentazione) e tanto lieve quest’attimo affonda.
Scorre. Troppo veloce scorre il metro d’un sospiro, che naufrago nel ni-ente dell’essere. M’aspetta il caffè forte che addensa aroma in volute fumanti. Lo stacco dello scrivere, sorretto, apre allo spirito muto l’attesa.
Cosa ci faccio qui? Non trovo scopo che sia ragione all’affanno. Pretendo, subito, tutto il silenzio negato dalle mondane occupazioni. Basta! Dico convinto a muso duro. Vengano gli abbracci appassionati della notte.
Mi bevo di quest’anima il profumo che esala d’immortale infuocato amore, quello che transita dopo, se troverà e quando primavera nuda da falsi pregiudizi e scorni. Ed ora? Lascio che parli il mistero.
Id: 14244 Data: 21/04/2012 14:59:24
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Cosa...
Cosa riduce in nulla l’attesa? Calma sospesa spinge a disperare che l’attimo trattenga il singulto dell’essere che spasma. Io scrivo senza pretesa e lode e infamia, cupe parole che inghiottono amarezza esistenziale e rabbiosa poltiglia. Poi che accade? Improvviso il miraggio sbatte grigio sul viso ogni affanno che un risucchio di passioni rimonta in amorosa marea. Percossa morte villana e atroce, vinta, alfine posso appendere l’arco al cielo chiaro di primaverile freddo riverbero.
Id: 14231 Data: 20/04/2012 19:55:19
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Pasqua di neve...
Pasqua di neve alta su rocce acute, il cuore scoppia d’emozioni forti e ritorti pensieri minacciosi nembi oscurano paesaggi morti. Non concludere, amare di quest’ansia tutta la forza barbara e remota. Rintoccano campane a martello ed io che stento ad esser fermo a scrivere qualche timida rima perché pesa il guardare laddove incertezza dice.
Me ne stavo tranquillo a ragionare di quell’amore che cela percorsi, così ebbro morsi l’istante al fatuo mentre in disparte, attonito attento, imparo l’arte dal gatto lupesco, e di tutte le bestie e degli umani carpire indizi necessari al fare. Quando stanco d’andare, mi rincuori e mi sostieni tu, compagna scaltra dritta nel gioco dei sogni razziati.
Id: 14158 Data: 16/04/2012 22:16:48
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Ho appena...
Ho appena terminato di scrivere, non so ancora il modo, ma è capitato: una parola tira l'altra, ricordare, voglia di raccontare, e poi sospirare nel tempo ormai giudicato passato.
Un bicchiere di vino, alla fine, fresco di frigo, aperitivo, prima di venirti a stringere. Una corsa, sono in ritardo, ho rotto il silenzio narrativo, sono andato al largo per gettare le reti della beata vocazione perdio e per come: arrivo!
Id: 13841 Data: 31/03/2012 09:25:35
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Fine marzo
Fine marzo, un sole che scalda e inganna. Ho da poco smesso di far lezione: giovani pigri, filosofiche tirate, appelli lontani,
e che bello ora, qui, musica del silenzio sotto e qualche timida rima senza screzio s’insinua tra le grinze arrossate del vivere
con giusta rabbia, poiché can che abbaia… Studio il mondo attorno, un’ombra di noia vela stanchezza morale e che importa dire
per adesso, se non trovo peana d’impegno civile: affonda lo stivale, lento inesorabile vile…
Non sono mai vissuto con senso di patria, sangue e suolo, lingue dei padri io che crocido tra domestiche mura una koinè di pianura,
una broda di novarese ed altro volgare eloquio. Mi sento umano spurio e di confine estremo, il diletto del precario stare, in limine conviene,
poi l’attesa…Fuori è bello, luce del balcone dove i butti del glicine avvinto alla ringhiera ottengono il mio spirito indagatore.
Ho figli da crescere! Rinnova la nenia del dovere dopo l’audace singulto della poetica franchigia.
Id: 13828 Data: 30/03/2012 18:02:15
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Guardo fuori
Guardo fuori, dall’alto. Algidi monti, distante solitudine, mattina rosa di luce tagliente. Attorno lavorano i ragazzi nella finzione del quotidiano impegno. Dopo un istante scosso da smarrimento torno a contemplare nell’oltre. Tetti rossi, selva di ritorte antenne, brezza tra gli alberi, qualche ramo spezzato Riconosco vette che ho asceso, sentieri remoti, larici acuti nel cielo terso, roccia, neve, ghiaccio: smarrirsi nel folto mentre un fortunale tormenta i pascoli e gli scrosci battono i ritorti rododendri. Il volo chiude troppo repentino mentre amareggiato mi ritrovo.
Duro lavoro quello del poeta ormai smarrito tra burocratiche occupazioni quando le sudate gualcite carte a null’altro servono se non a complicare la già pesante quotidianità degli affanni.
Galliate, 5 febbraio 2011
Id: 13764 Data: 26/03/2012 13:28:42
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Febbre mha colto
Febbre m’ha colto. L’oscuro malanno di graffiare con segni il nero sul bianco, per questo vado errando nel vuoto da quando il tempo s’è bevuto l’impossibile. Cerco una scusa, per me, in quanto scrivo, anche se di scuse non riscontro ragione.
Quanto è stramba la vita nell’assurdo ritorno ossessivo di situazioni complicate ed illogiche. Per non cedere all’inedia incipiente, districo garbugliate matasse d’esistenza. Assorto non m’accorgo che tu sei qui e della luce intensa che m’acceca.
Id: 13739 Data: 24/03/2012 17:49:02
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E sera...
E’ sera, ormai, tenebra crespa e taciturna sospesa tra rade luci grigie di stanchezza. Novara si ferma in qualche passante ignaro: sono veramente rari i volti quanto troppe le facce dure di pietra e così smunte di vita. Sarà l’indifferenza, dico, magari l’estraneità che avverto montare languida, una marea oscura d’abbracci muliebri che asfissiano ogni entusiasmo nel sopore del conformismo.
Aspetto. Scruto la prospettiva ricurva di via san Gaudenzio riflettersi nel porfido lucido di gelo. Il freddo, finalmente di stagione, accompagna quest’ultima decade di febbraio, mentre s’ostina a pungere: m’accorgo, contandoli, dei giorni trascorsi, ecco perché ora, qualche essenziale pensiero prima di tornare, si, senza rimpianto nella sfericità infinita dell’eterno essere.
Id: 13732 Data: 24/03/2012 09:29:33
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E mentre adesso
E mentre adesso, quando riempio pagine col quotidiano nonsenso che scrolla interiore malanno, fuori il sole scioglie caligini che grigie addensano in grumi la disperazione in cielo.
Sgranano ormai questi giorni d’agosto che mi ritrovo con le mani sozze di quanto ogni tramonto ha trascinato nel remoto abbandono dell’eterna notte dove ogni folle speranza scompone.
Sembra che manchi luce nei tessuti che fanno carne eppure finché muore quella pesante parte di me, l’ansia barbuglia nello sforzo il sortilegio antico: con prudenza estrema,
ti sussurro impossibili trame.
Id: 13713 Data: 23/03/2012 16:15:06
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Discanto
Discanto
Un muto discanto: parole che non trovo su corde esauste per tensione spezzata. La debolezza del suono fatica ad evocare dal sogno versi che incespicano di rozza fattura: interrompo l’ardimento. Fuori, nel verde arroventato sbava dal silenzio l’uggia dell’eternità. Un bordone di passioni contrappunta gli intoppi di una giornata così, nella diversità del vivere accolgo l’imprevisto come altro da me, sigillato nel tuo sguardo sereno d’attenzione nel fare la magia d’esserci.
Id: 13707 Data: 23/03/2012 11:31:46
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Basta!
Basta! Mi rilascio nell’alito del mondo senza fissi orizzonti, testardo toccando, nel tetro carcame, leva sulla cagnara pesta. Capita, talora, d’incalzare il tribolante labaro del caso così di carne e sangue far festa, per perire nello scempio sordo imprecando. Quale contrappasso, muto fiacco ed amaro, troppo si ciarla d’equilibrio e coscienza, sragionando d’amore in pazzia e presenza.
Id: 13689 Data: 22/03/2012 15:30:35
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Buon tema...
Buon tema per i sentimenti, un clima alternante fino alla volubilità per un singolare autunno. Quale natura, quando sono evasi i giorni d’estate, smorzati in improvvisi burrascosi scrosci? Alla malinconia ben altro necessita piuttosto che un languida mitezza poetica. Preferisco le lunghe grigie giornate utili per separare il secco dall’umido.
Id: 13667 Data: 21/03/2012 15:19:19
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Come Icaro
Come Icaro
Quel silenzio, il vento tra le prominenti fronde laddove alto osa il nido della gazza e marzo che scuote le gracili frasche mentre il caldo indugia tra gemme pigre che ancora indugiano prima di schiudersi: così la crisalide dell’anima, dentro, nel viscerale nulla gonfio di cagliati umori, inquieto di rimanere abortito embrione. Malgrado l'alitare fioco dello spirito, le ali costano il sacrificio dell'attimo: e più in alto cosa?
Id: 13626 Data: 19/03/2012 14:13:53
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Accade...
Accade, certi giorni, che la vita s’avvelena e non sai come scovarne la causa. Scopro la fiacca di lettere stantie, anche perché il mio trovare costringe nel volo dell’ inquietudine.
Ho solo voglia d’andarmene via, ora. Qui, ormai, tutto è guasto di fiele, l’umano limite morto d’inedia. Allora, fosco d’entusiasmo t’affanni organizzando e scopri che, quando prepari tutto e tutto è pronto, l’idea del viaggio spossa prim’ancora di gettarti alle spalle mesi stracchi di dura insonnia e preoccupazioni. L’amaro gusto del tagliare sciape consuetudini getta fuori tanto che senti la nudità cruda e scruti l’essere pulsare forte nell’apertura della quieta vita.
L’ispirazione, mosto ribollente, trascina nella schiuma dello scrivere ovunque. Fitti intrecci di versi, trame schizzate nottetempo su grigia polvere rendono anima al gusto del partire.
Id: 13625 Data: 19/03/2012 13:56:36
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...ecco...
Ecco, silenzio di morte notte sospesa di presagi, ho smarrito la bava del sonno inseguendo il dire atro in metrica offesa: improvviso, da uno squarcio, paure che vanno, un mare amoroso di sguincio nell'intrico di selva nemica. Lo spirito scioglie passione volando alle risacche lente, e così dico smarrendo ogni diruta presunzione, quanto è densa la dolcezza dell'attesa.
Id: 13601 Data: 18/03/2012 15:16:43
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