Pubblicato il 11/04/2009 19:57:52
L’ADDORI RE’ LA PASCA
Songo tant’anni, ca’ nun se sente cchiù l’addori re la Pasca. Mo la ggente se vace a fari la crociera. Pe’ li paisi sotici se ne vano a jre, pi po’ mannà li cartoline a li paisani pe’ affà vedè ca’ pure loro songo stati all’estero. ‘Ntiempi re ‘na vota, quanno se patìa la fammi, se faciano li vicci cu’ l’ova vuddute ‘ngoppi, ‘mbastati cu la farina re raurinio. Li ricchi faciano la pastiera, re grani oppure re risi, cu’ lu mmeli accuovoto ra li vicini re la casa e la menesta cu’ li foglie truvate ‘nzimm’à lu bosco ca’ circunnava lu pajese. Chesti tradizioni mo’ l’hanno lassate propete tutti quanti: mo’ fanno primma: vanno a lu risturanti.
Catello Nastro
TRADUZIONE ( dal dialetto cilentano)
IL PROFUMO DELLA PASQUA
Sono passati oramai molti anni da che non si sente più il profumo della Pasqua. Adesso i giovani se ne vanno in crociera nei paesi esotici, mandando cartoline agli amici per far vedere che pure loro sono andati all’estero. Nei tempi passati, nella vecchia civiltà contadina del Cilento, per festeggiare la Pasqua si facevano dei dolci caratteristici, chiamati “vicci”, che venivano arricchiti con un uovo sodo nella sommità. I ricchi si permettevano il lusso di preparare la pastiera di grano o di riso con il miele raccolto dai vicini di casa e la minestra preparata con le erbe raccolte nel bosco vicino. Queste tradizioni adesso le hanno abbandonate quasi tutti quanti. Adesso fanno prima, vanno in ristorante.
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