Pubblicato il 27/02/2013 17:47:09
Provo a riprendere tra le mani le tue parole, viali bianchi incisi di polvere e stanchezza che ti vedono riposare con la schiena morbida poggiata come piuma sulla tua quercia già cantata, con le ginocchia all’aria fresca e le mani pensili a cogliere le piccole cose da te raccolte nel novero. Ci guardiamo da due mondi: il linguaggio del silenzio tesse discorsi codificati dalla nostra onirica presenza. Mi appari lieta e luminosa, hai le margherite sul seno e la mia guancia ti saluta lacrimosa, gioia luminosa. Ci siamo incontrate a metà strada, nel sogno della casa della mia infanzia sempre presente: era l’alba il giorno il tramonto la notte, ciclico tempo mutevole, stagioni. Pietra, tu, parlavi col silenzio di me, a me, nell’attesa che io sentissi finalmente la tua assenza, per sempre, Presenza. Non mi sei lontana se non per spazi, luoghi, ma ogni parola riletta è una Pasqua di te rinnovata.
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