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L’Espansiva

di Valentina Grazia Harè
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Pubblicato il 17/07/2013 10:44:18

In quella ragazzotta gli occhi erano repentini come ali di colibrì, affondati nelle guance che raccontavano una storia di salute ed estrema confidenzialità.
Tutti la chiamavano l'Espansiva.
Per la strada raccoglieva stupiti sguardi come moscerini periti sul retino delle piscine.
A chiunque lei rispondeva con un lampeggiante sorriso, e alla gente pareva che la stessa vita sorridesse.
Non si sperava altro, in quel quartiere dove tutto sembrava spento, opaco, nient'altro che il passaggio di quell'icona pienotta, quasi su sfondo dorato (pareva infatti che scegliesse sempre di passeggiare al tramonto).
Rina, una signorina avvizzita anzitempo ad opera dei marinai, chiese all'amica Jessy: "Ma quanti anni avrà, ora? Possibile sia sempre così giovane e noi... invecchiamo?"
Ma quello che Rina non sapeva era che la sua cara amica aveva tantissimi amici e viveva un po' con Tizio, un po' con Caio, per gli uomini era una stella, per le amiche un guaio!
Infatti la stessa Jessy non sapeva che ad alleggerire la sua vita da pensieri ed emozioni era stata proprio lei.
Ma una fissa dimora l'Espansiva non l'aveva, saltellava allegramente da un abbraccio all'altro, non senza un certo romanticismo salvifico. Il giudizio della gente era corroborato dalla immensa simpatia di quegli occhi di colibrì e dalla sua ingenuità che sfiorava quasi l'inconsapevolezza. Ormai son bastate queste righe per perdonarle i suoi torti, se torto si poteva dire tuffarsi a testa convinta nell'oceano dei suoi sentimenti.
Jessy le chiese, quando si trovò seduta al bar con lei: "Hai visto il mio ex, Manlio, ultimamente?"
L'Espansiva fibrillò di luce e disse come una bimba: "Certo che l'ho visto. Gli ho dato un passaggio venerdì e poi mi ha detto che voleva andare al mare... con me".
Jessy si irrigidì un po'. Poi, prendendo il coraggio chissà da dove, disse: "Ma ci siamo lasciati solo da una settimana!"
Al che l'altra rispose: "Secondo me, voleva andare al porto per vedere le navi, come quando siete andati in crociera".
Ma Jessy esclamò: "ma ci voleva andare con te!"
Più serena di un bianco Natale, l'Espansiva disse piano: "magari era troppo insostenibile il peso del ricordo e voleva un'amica".
La piccola Jessy si arrese, voleva credere anche nelle bugie. Guardava l'amica e si diceva: "Come non credere a una che ha codesti candidi, simpatici e amichevolissimi occhi?"
Così nessuna si adirava mai con lei. Anzi le volevano bene. E i ragazzi trovavano nel suo modo di fare un'allegria che ci vuole e nel suo corpo un posto sulla ruota panoramica che fa vedere splendidi paesaggi pieni di poesia.
Ma poi tutti tornavano alle storie d’amore poco prima interrotte per la gioia di un ballo.
A volte, si cominciava a vociferare in paese, la ragazzotta dormiva anche alla stazione, seguendo dei tipi malconci che masticavano gomme da farsi venire mal di testa e che avevano più tatuaggi che ideali.
Tutti si preoccuparono, anche le ragazze, seppure per qualche istante erano state arrabbiate con lei.
Una sera, l’Espansiva incontrò Rina, più sfiorita che mai nel giardino curato male della sua vita.
Questa le disse: “Senti, devi stare attenta… non puoi dormire qui”.
L’Espansiva la guardò stranita e poi disse, a ogni parola le guance facevano su e giù come una palestra: “Io non lascio soli i miei amici, con chi parlerebbero se non con me, la notte?”
“Mah… fra loro…”, replicò Jessy.
Ma l’altra non era convinta: “No, cara mia, hanno bisogno di espansività e io ne sono la portatrice”.
Poi Jessy la vide alzarsi e dare delle monete, molte, a uno che diceva di essere il “Cavaliere dell’umano”.
Si stava lentamente depauperando, senza dormire e dissipando tutto ciò che aveva, che era già poco, vista la vita che faceva prima.
Un altro signore le si avvicinò col bastone e lei lo baciò in fronte. Questi sorrise, era quasi cieco, e si mise a parlare di ciò che aveva a portata di mano: i ricordi d’infanzia.
Ma la cosa più bella di tutte, in questo percorso remunerato solo dal calore della gente stessa, fu che aveva preso a far colazione nelle case di riposo. E nella mattina incipiente, i vecchietti vivevano l’inizio della giornata e la fine della vita: ma erano accompagnati da quegli occhi formidabili, che splendevano solo di sentimento.
E la bella icona pienotta cominciò a lavorare in una casa di riposo, dove tutti l’andavano a trovare, tutti gli amici, anche soltanto per prendere con lei un caffè speciale



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