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Ad maiora

di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 30/10/2016 10:27:36

 

Ora dico una cosa. La poesia contemporanea ha una chance, quella di intendersi e integrarsi con la scienza e il suo linguaggio, utilizzando metafore che gettino ponti tra il mondo invisibile che solo certa scienza, con il linguaggio matematico, riesce a cogliere rivelando nuovi orizzonti verso i quali i poeti possono guardare e, con la potenza della sintesi che solo lo sguardo poetico sulla realtà sa avere, raccontare al mondo nuova bellezza, nuova speranza, diversità di relazioni. Ora, alcuni critici, che pensano di essere le sentinelle della poesia, dicono che nella contemporaneità non c'è nulla di nuovo, non c'è nuovo linguaggio... e guardano al passato della poesia, ma dicono così perché sono accecati e con negligente sfacciataggine non cercano nella contemporaneità nuovi segni di modernità poetica e di linguaggi; sono attaccati ai soliti nomi altisonanti e alle solite conventicole, milanesi o romane che siano, partecipano a incontri di poesia e dicono che "incontri così non se ne fanno..." ma che cosa ne sanno loro? Per forza quando ci sono momenti densi di poesia o di critica poetica devono esserci loro invitati? Dove non ci sono loro il mondo poetico non esiste? Mi riferisco in particolare a una tipologia ben rappresentata da critici tipo Cortellessa. Odio le sue/loro affermazioni assolute riguardo alla poesia. Non riesco più a tacere e chiamo i poeti a raccolta. Ci sono lingue importanti nella poesia contemporanea che esprimono novità e futuro ma che a mio avviso sono lasciati troppo in disparte rispetto a certi "tromboni", penso a Annamaria Ferramosca, Bruno Galluccio, Claudio Damiani, Leopoldo Attolico, Giorgio Linguaglossa, Franca Alaimo, eccetera. Io stesso lavoro da anni sul confine con la scienza certe volte incespicando, infilandomi in anfratti pericolosi alcune volte senza successo ma alcune volte, seppur raramente riportando piccole perle da un qualche luogo non ben definito. Mi sono rotto di stare da parte con falsa modestia e lasciare chiacchierare sempre gli stessi criticoni. Rivendico la mia parte di lingua nel mondo della poesia italiana contemporanea. Prendetela un po' come volete. Ad maiora.

 


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