Pubblicato il 17/03/2017 20:53:31
Scheda di Infinitesimalità
Dalla prefazione. C’è congruenza tra follia e consapevolezza? Leggendo i versi di Davide Rocco Colacrai, ci si immerge in una sorta di ricerca interiore, fatta a tratti di cognizioni e a tratti di speranze. Una mescolanza di sentimenti combattuti, tristezze dichiarate, dissolvenze. Il suo scrivere è un crescendo d’emozioni, attento e forte, in una trasparenza che disarma. Il viaggio tra i pensieri, come un’arma a doppio taglio, il possesso delle parole piegate a sé, distribuite a martellare i sensi, incedono in ogni verso col proprio “io” dipinto con maestria dell’essere, in una narrazione meticolosa della vita, una vita intrinseca. Vita da poeti. Infinitesimalità, è una raccolta che ha la capacità di attrarre l’attenzione dall’inizio alla fine, di grande facoltà intellettiva, artistica e di enorme enfasi. (Giusy Carofiglio)
"Infinitesimalità" è stato pubblicato dalle VJ Edizioni di Verona il 25 settembre 2016. E, dopo due ristampe, è arrivato alla sua seconda edizione, che l’autore ha voluto completamente rivedere per dargli “quel” tocco in più. Frutto del Premio “Arco dei Gavi”, che Colacrai si è aggiudicato per la sezione poesia, "Infinitesimalità", che nel frattempo ha vinto il quarto premio del Concorso riservato all’edito “Leandro Polverini”, raccoglie alcune delle poesie di Colacrai che negli ultimi due anni si sono aggiudicate numerosi riconoscimenti: L’esatta cronologia dell’amore che ha conquistato almeno otto primi premi, L’albero di Giovanni (a Giovanni Falcone): Atto Secondo che ha ottenuto persino la Targa d’Oro della Universum Academy di Lugano, e La sottile bellezza dell’imperfezione (a Momò) a cui tra l’altro è stato riconosciuto il podio nella precedente edizione del Concorso Letterario organizzato dal Comune di Montopoli di Sabina.
Infinitesimalità nelle parole dell’autore. Un giorno, quasi per caso, anche se non credo nelle coincidenze, stavo rileggendo alcune delle mie ultime poesie, e mi sono reso conto che ciascuna andava a scavare nel mondo, nella vita, nell’uomo, creava cioè una prospettiva infinitesimale, interna, quindi viscerale, vulnerabile e vera, rispetto a chi e a quello che siamo, quindi delle traduzioni e delle varianti, delle parafrasi e dei capovolgimenti, di cosa c’è all’interno di noi, di quello che custodiamo nel petto e nella pancia, in fondo, lì dove siamo noi veramente, a tu-per-tu con noi stessi, senza menzogne, senza inganni. “Infinitesimalità” è tutto questo, e anche altro: all’infinito. (…) Io scrivo storie, perché ogni poesia è una storia, o almeno così è per me, ma non faccio attenzione, perché non sono interessato, alle tematiche in quanto tali. Se poi ci vogliamo focalizzare in generale su “Infinitesimalità”, posso dire che emergono storie di tutti i giorni, eroi dimenticati, paure dell’uomo comune, l’ignoranza di quello medio, i molteplici e forse inevitabili pre-giudizi, il nostro essere piccoli eppure grandi, tutto quello che intravediamo in un respiro, e anche l’amore e il significato della nostra esistenza, chi siamo, come identità, solitudini e appartenenza, e il nostro passaggio a una dimensione che, nella sua diversità, finisce forse per assomigliare a questa. (dall'intervista con Claudia Piccinno)
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