<<in tal modo la poesia
nuovamente ricattura;
e non è nel tuono o nel lampo,
essa spira nel vento leggero
che infine s'è levato.
così talora anche il dio
fuori dell'attesa
di sé dà segni
che a noi non riescono a significare.>>
(Omar Vecchio, Trittico Praghese. 1988)
dove sono. sono qui
(le tue guance e l'odore del tempo
quell'odore netto
fino alle mani
follemente
peregrinando).
mi faccio attorno alla confusione
dolce ogni giorno
sebbene nulla consoli i minuti:
come il niente in una città di tregua
io manco al mondo. e lo voglio.
dove sono. sono qui
sono erba fra le tegole
sono spasimo d'unione
<< sono vento che geme passando,
mi attardo fedele alle zolle ai gelsi bianchi
di pudore alle scorze alle stelle. al grigiore >>
quel tutto discendendo
in seno
germina
ed è poco
per un vivere randagio.
dove sono. sono qui
regno labbro sul tuo collo
scivolando a piccola morte
in un misero giorno impenitente
mentre giaccio immobile e muto
sulle mie stesse gambe
sulle tue stesse spalle
come un demone dipinto
a pietra di luna
sedotta in tagli alla memoria.
dove sono. dove sei. sono qui...
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