Pubblicato il 10/11/2012 19:42:07
Luce a una finestra. Una donna è sveglia in quest’ora immobile. Noi che lavoriamo così abbiamo lavorato spesso in solitudine. Ho dovuto immaginarla intenta a ricucirsi la pelle come io ricucio la mia anche se con un punto diverso.
Alba dopo alba, questa mia vicina si consuma come una candela trascina il copriletto per la casa buia fino al suo letto buio la sua testa piena di rune, sillabe, ritornelli questa sognatrice precisa
sonnambula in cucina come una falena bianca, un elefante, una colpa. Qualcuno ha tentato di tenerla tranquilla sotto una coperta afgana intessuta di lane color erba e sangue
ma si è levata. La sua lampada lambisce i vetri gelati e si scioglie nell’alba. Non la fermeranno mai quelli che dormono il sonno di pietra del passato, il sonno dei drogati. In un attimo di cristallo, io lampeggio un occhio attraverso il freddo un aprirsi di luce fra noi nel suo occhio che incide il buio – questo è tutto. L’alba è la prova, l’agonia ma dovevamo contemplarla: Dopo di che potremo forse dormire, sorella mia, mentre le fiamme si alzano sempre più alte, possiamo dormire.
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