Pubblicato il 04/02/2013 21:32:06
venuti d’ansia i miei alterni alla bassa terra grigiamente d’acque torbide incanti e sventri ventri - tu spuri vita e inerme inverbi, per devote forme e per bellezza, giustizia - che solinga sappia avere o non avere questa parte è solo storica recitante - io me ne frego godendo del tuo riverbero d’amore. eccepita-mente denutrita la coscienza, me ne frego di tutto il dopo-niente.
(...quell’idea di sé stesso persa amara e ritrovata buiamente fornica un po’ di orrida sofferenza e può. ...quel piagnucolio da vacillo in discesa che sfinì la parola a costole fluttuanti, tenute in braccio... ...quel cauto furto quotidiano ossa al tempo e in tempo discolora...)
ecco. ogni giorno morte m’invecchia. si scappa dalla vita ancora sobri? no. si. no. tu falci nero quel sentore di purezza nell’indecente rivolo di sangue dal mio labbro un po’ morso e ribaciato batti luce, spentamente rossa d’ogni mare accendi amando ancora.
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