alla caccia clandestina di tesori immaginari
ho calpestato mille lingue e terre nere
sghiacciando zoccoli ai cavalli nei catini
per ripartire senza sole in faccia
ho rubato l'esperanto e gli animali da addestrare
sull'Ararat degli orsi, sulla Stara Platina
inventando un dialetto solo nostro,animalesco
incomprensibile carne sacra senza un nome
bevevi alla mia nuca Tu la ferita che mi sfilava notti
silenzioso e buio toccavi tutto in tutti i punti indefinibili
un iman acceso agli occhi Sa Sartiglia,
ricombaciando all'ombelico perso il fiato
d'una stella i passi tuoi nel ventre fondi
come Dio-
sicura ho fiutato i berberi del Toubkal
attraverso il loro ghiaccio ho stordito i sensi
sul dipinto la montagna, e tutto il cielo
senza domande tra le ossa, nel desiderio
d'alluminio, come guerra duro, mi fa sangue-
dove spingo dentro il suono e preme
come zampe un cucciolo le mammelle
che alla vita pulsano dolorose
facendole parlare tra di loro
di quella verità che cola al caldo
come caduta gioia [di per sé tragica]
-mentre infilziamo Sa Sartiglia