Appese a un filo d'ombra
come pini dai coni setolosi
le preghiere, al Limite estremo
dell'universo osservabile,
pur se il tempo avrà cancellato il proprio inizio
riempiendo i crateri,divorato le montagne.
-I fortunati di pietra si faranno
fossili in speranza;di carne il resto
per sonno in dissolvenza
proprio corpo un'Alessandria
in fiamme ogni pergamena di foresta.-
Nel dendron resistono gli anelli
di una volta celeste incisa
a contenere oracoli
Stelo ligneo per spingersi in alto
a trovare luce asciutta
quando l'esistenza era di muschio-
sottile strato sopra la roccia
esposta al pianto
l'acqua mi tremava nelle bacinelle-
inconsolabile
Tu - già Pino dai coni setolosi
protesi al muro di granito della Sierra
tra l'aria fresca e secca prediletta
alle montagne Bianche e il vento forte-
hai catturato luce e dato meta
ai corsi d'acqua le radici muscolose
come fianchi poi sei strisciata via
dai più fertili rifugi per vivere
la tua dolomia ferma e dritta color rame
e d'oro come volessi sbalzare fuori dalla roccia
Sei sempre stata un albero nell'albero,
difendendosi da solo ognuno i rami
portando acqua alla sua corteccia.
nuda ti sei mostrata-dove già morta-
e per un solo punto nodoso, di resistenza
al filo, raggiante in aghi verdi, l'odore tuo
la resina ha protetto il sangue nostro
bianco, superstite a una sola striscia
di sole brillavano aghi sottilissimi
di siccità imparata,letargo immobile
dei coni fino al nuovo inverno
nello spasmo della crescita del cambio
Così lunga la tua attesa a vivere
che, certa al colpo del fulmine, ti sei aperta
divisa, colmando le ferite nel piano d'emergenza:
nei semi hai sollevato lunghe ali trasparenti
a scalare col vento giusto le montagne
puntato al più' estremo della cima.
Salva, come un pino
m'inonda di mia madre il sogno:
sciogliersi il ghiaccio sulle sue spalle
curve nella mia febbre come seta
ti ho visto superare
il livello della neve
più alta di ogni vivente
bianca a una sola striscia
di superstite preghiera
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