L'inverno s'avvera nella neve che cade
per ripararci dal freddo sceglieremo di coprire le distanze
ci separa un velo da tutto ciò che guardiamo
con quale grazia lasciammo che a menar le danze fosse qualcun altro
la sera del nostro ultimo ballo ciao amore ciao.
Tenersi per mano di fronte a un quadro di Matisse
e mandare a memoria quel che disse
quando salì sul treno per andare via da qui
il più lontano possibile come se fosse mai possibile
lasciarsi tutto il passato alle spalle
un due tre stella mi volto indietro per l'ultima volta
e non c'è nessuno che rimanga immobile, nessuno che si muova.
Quando guardavamo le nuvole
stesi sull'erba tenera del prato
assumere la forma dei nostri pensieri consolati dal vento
nemmeno per un attimo dubitammo del fatto
che quel cielo non fosse eterno
cadere in errore fu facile
lo vollero le labbra
tatuando traiettorie sulla pelle
che riconobbe a stento d'esser nuda come l'aria.
E' passato un cataclisma e tu sempre uguale e così diversa
da sembrarmi un' altra tutte le volte che t'avvisto
per sbaglio scegliendo a caso la strada da percorrere
fischiettando mani in tasca culo basso e sguardo in alto
uno stronzo senza dove, complicandomi il ritorno
io, t'incontro come un nodo della rete
viene al pescatore mentre la raccoglie
perchè t'aspetto dietro l'angolo più cieco
avessi le sue dita o fossi una candela sarei buono a sciogliere
invece composto come una canzone a tavolino
faccio finta di non conoscerti davvero:
- oh ciao (amore) ciao -
e mi volto altrove a fissare un punto
dove il mio sguardo non si tradisca da solo.
Torno a casa e scrivo un capolavoro! penso (che risate mi sono fatto!)
poi torno a casa, prendo la matita e comincio a compatirmi
peggio del solito:
Misericordia la mia pigrizia ingrassa
alzarsi dal letto diventa un lavoro
non ho più la forza di chiedere perdono per come sono
per cambiare devo compiermi un miracolo
prendere la mira, andare a bersaglio, fare centro
dove anche dio ha fallito
per non aver chiuso un occhio
ho smesso di fare i conti con me stesso
di specchiarmi con stupore nell'universo
preferisco le acque ferme del lago di Scanno
circoscritte al mio destino per osservarmi di riflesso
non essere mai l'ago della bilancia
su cui si pesa la fortuna di un uomo
la mia retorica pedissequa mi conserva nell'indigenza
e respiro l'aria che non sale in alto
che resta sul fondo
a brancolare nel buio dei miei polmoni
appena sufficiente a fornire l'ossigeno necessario
per partorire pensieri nati morti
vorrei pagare per una resurrezione ma non ho soldi.
Mi sarei potuto impegnare qualcosa all'epoca, adesso non ho nulla
e il futuro non ha avuto la pazienza di cambiarmi.
Ah che coppia eravamo, parlavamo di futuro ed era subito fantascienza.
La nostra anima è rabbia pura, schiuma dai pori
per la scoperta di una condanna a una prigionia
le cui catene sono pelle e ossa
torneremo sulla Luna un giorno
a scavarci la fossa con le nostre mani, in tutta fretta
perder tempo sarà il più grave dei reati
e io e te verremo sepolti vivi nelle caverne
per aver abusato della nostra stessa pazienza
solo allora troveremo il tempo necessario
per pianificare nel dettaglio
una rivoluzione da scontare sulla Terra.
E tu attaccavi con tutta quella storia della cometa in traiettoria
da cui precipitano angeli provenienti da un altro sistema di cose
come pioggia (io pensavo ombrelli)
e chi si bagna si trasforma trovando piena consapevolezza di sè
nel comune destino dell'essere umano finalmente svelato
e non c'è bisogno che si divulghi alcuna parola
perchè a ognuno che si domanda che sta succedendo?
Io chi sono allora?
una voce d'angelo automaticamente risponde in modo che si commuova
e giù fiumi di lacrime per pulirsi dal male rimboccarsi le maniche
e ricominciare
e a chi non vuole piegarsi a ridistribuire la ricchezza e il potere
in senso solidale
viene proposta un'immersione senza gabbia tra gli squali
e si potranno anche rifiutare, anche se gli squali sono ammaestrati
- naturalmente- facevo io, si si ma loro non lo sanno e comunque
non potranno volgere altrove lo sguardo quando gli verrà mostrato
tutto il male che hanno fatto punto.
E finalmente tornavi a respirare ed eri bellissima
e con te tutto il mondo conosciuto.
Che ne pensi? Da sviluppare (no comment) ma non ho mentito.
Chi mi ha reso complice dei carnefici?
Se ne potessi scoprire il volto
sotto le maschere vedrei il mio volto
mi porto le mani al volto e sono tre
e lo lascio coperto di sangue, a chi appartiene?
Mentre perdo le forze e mi tremano le vene.
Delirio dinamico
stasi del connubio isterico
tra ciò che sento e ciò che è vero
patto violato sono stato tradito
apologia di un reato
cui non avevo dato credito
io non riesco ad esistere al di fuori di io
e non conosco le mie parti sono le sue
scabre di consigli sono le sue
su come generare l'equilibrio di unità mai
la somma mi sfugge certo
le diversità interne ad ogni singola fazione appartengono a me
cambiano i confini e le formule per l'aldilà bipolare
tutto si confonde in gioghi di parole.
Aprendomi meno solo
da latitante giocato un tiro?
Tornare al centro.
Spazi angusti quelli della mente
non sanno contenere i miei sbalzi d'umore
e la mia storia si perde
se la potessi ricordare almeno tu
al riparo delle tue ciglia folte
ti fanno ancora ombra agli occhi?
e il Sole sempre se ne avvede
e ingaggia un duello a illuminarti il volto da qualunque posizione
che tu voglia o non voglia rischi comunque
uno splendore poco cruento.
La volta che sei stata più bella in assoluto?
Nell'attimo in cui mi hai mostrato la maglietta della salute
quella sera dentro al tempio
che da allora mi ha chiuso le sue porte
come sei stata dolce
quando abbiamo intrecciato le nostre dita
nel tuo letto quella notte
che ho perso per sempre la cognizione del tempo.
Contrariamente alla prescrzione della poetessa bambina
da cui sono in cura
ripiombo nei lidi del passato
come fosse pestare pozzanghere per strada con le scarpe bucate
non ha mica piovuto? Forse mentre dormivo.
Che freddo fa stanotte sotto terra
e il cielo sopra sembra una coperta bucata
che lascia passare spifferi dai fori delle stelle
quante ne hai contate prima di raggiungere
un numero sufficiente a farti sentire meno sola?
Sette volte sette
Manola coltiva ancora quel suo vecchio sogno
di brandire lo scettro dell'estate?
O si è messa in pigiama stesa di pancia sul divano
in una mano una cometa nell'altra il telecommando?
Cosa importa se non ha trono nè Corona
un sorso di birra qualunque tra un canale e l'altro
e una stagione in gola
tutta da cantare non appena si schiarisce la voce.
Per me non vi preoccupate
vado dove non si piange.
I miei occhi ricordano con tenerezza
quegli attimi in cui conservavono il coraggio
di sapersi versare lacrime per brindare alla tua assenza
senza passare dal cervello a chiedere il permesso.
La sorpresa è la convinzione che ancora qualcosa accada
che ci possa insegnare il comandamento di un addio
o la preghiera che trovi l'abisso in un fiocco di neve
petali diversi dello stesso fiore
che cresce senza fede nel giardino dell'essenza
dove porti il cane a fare i suoi bisogni
come fosse il tuo mestiere.
Contro un' onda del male ristagna il gemito
tradotto da altra gola in pensiero che qualifica
posso andare ancora dove nessuno mi veda
prendermi gioco di me con le tue mani? Internet.
Rotola una lenta ascesa fino a toccare nuova terra
piazza la bandiera del dio che non chiede scusa per la sua deriva
piacere, vengo dagli inferi senza essere Satana.
Nessuna resa porta pazienza quanto quella della Madonna
una resa della Madonna
alla fine anche Cristo ha reso l'anima a Cristo
ma era un gioco di ruolo.
Sottoporsi all'inquisizione
essere sempre all'altezza dei propri meriti
conta ancora qualcosa?
Non parlare dei limiti per non parlare dei limiti.
Tenere a bada i rimpianti
sapere che mi guardi e mi confondi
non vergognarsi mai dura solo pochi attimi
ci vorrebbero ghiaccio e sangue freddo nella mia vodka
ma non avevi smesso di bere da pochi secondi?
No, è che mi prendo troppo sul serio
non appena mi crede qualcuno
e poi l'amore non resiste seduto al banco degli imputati
si sfila i chiodi dalla carne e vola via
ascende, lui e così sia, non sto scherzando.
Fuori fa giorno
parla a tutti questo mattino
anche se i cacciatori d'oro l'hanno fatto a pezzi
senza alcun riguardo per la sua compostezza di vedovo
lui ride sghembo mostrando ciò che rimane dei suoi denti
senza scampo un vuoto denso crea echi di pietra nello stagno
tireremo a sorte per vedere fino a dove rimbalzano
le nostre anime appiattite
con i sogni appesi al collo e le scarpe slacciate.
Culla la valle una nenia d'erba fresca e foglie, goccia a goccia
ma le nostre voglie sono arcobaleni capricciosi
non si addormentano prima che abbia smesso di cadere la pioggia
tu incollerai ancora foto ricordo sui miei polsi
di quando le vene erano tutte d'un pezzo
e crederai sia stata l'estate ad aver curato le ferite
col sole il sale e tutto il resto
e io ti diro' allora, ma cazzo, col mio solito charme
come fai a non capire che è il tempo che cura se stesso?
Lo cantò il gallo tre volte, lo dice il frutto, l'annuncerà il regno
a quale dio chiederemo perdono
per le nostre doglie che non arrivano al seno?
Tu al tuo, io al mio, risponderai giungendo le mani
ne nascerà un alterco perchè - tu sei senza dio
e la devi smettere di prendermi per il culo -
infatti:
non sono più e non sono mai stata
nient'altro che il peccato
nemmeno troppo originale di aver creduto a tutto
mi congedo senza rimpianti
non ti nego la cortesia di un ultimo saluto, stura le orecchie e ascolta:
fuori dal corpo sono gli occhi la porta
da cui esce ed entra l'anima
il pensiero si fa parola che brucia l'aria intorno
non si muove una foglia
la volontà si alimenta nel suono
il moto delle stelle si fa musica, elica
strategemma per la codifica di qualsiasi scena
lascia che io veda, can you hear me
dall'altra parte del pianeta?
Sono qui, sono altrove, contemporaneamente
tocco il Sole senza cadere a terra
vivo, muoio e vivo in un battito di ciglia
le mie braccia sono forti
e questa croce sembra fatta d'argilla...
- con questa abbiamo chiuso e vaffanculo -
Mi fissa, sorride beffarda nel suo momento di gloria
e cammina all'indietro senza guardare dove mette i piedi
e io penso adesso cade
a braccia tese, poi stringe i gomiti e gonfia i bicipiti
è a quel punto che incontra il gradino e cade e io corro da lei
e tutto si ripete.
In realtà avemmo giusto il tempo di scrivere un'ultima cosa insieme
che non c'entrava niente con la nostra situazione
o almeno credo, non ci misi una nota
poi l'accompagnai alla stazione e andò via davvero.
Mele acerbe
I passanti dai cuori distratti e la ruggine negli occhi
non si accorsero nemmeno che piovevano mele acerbe
eppure il loro verde faceva gola a molti
e vennero i lupi per primi
grigi come la cenere che ancora li avvolge
a reclamare la propria parte
e per ultimi i corvi
che sanno fare meraviglie dei loro becchi
ma la virtù sta nel mezzo
ecco perchè tra gli uni e gli altri
fu la bambina che le raccolse
prendendole per i capelli
c'era una volta e già il tempo si ferma
o non è piuttosto un rallentare di atomi?
Geometria piana
Una giovane donna da un treno in partenza:
-io e te siamo rette parallele, per incontrarci in un punto
abbiamo piegato lo spazio, contravvenendo a regole più grandi di noi
e non sta bene, io ti lascio, non provare a cercarmi, vado via
e non torno più ma quel punto ti appartiene, fanne ciò che vuoi-.
E io sotto, lampo dopo lampo
capii alla fine dei binari cosa avesse voluto dire
è che all'inizio, lo confesso
ero tutto concentrato nell'elaborazione mitologica
di non so quali teorie matematiche che la smentissero
che non feci in tempo a dirle nemmeno ciao.
Le mele acerbe sono i miei versi
e la bambina che le raccoglie è lei
ne fui commosso e la presi come la promessa
che non sarei mai stato straniero nella terra di nessuno.
Da allora viaggio pochissimo.
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