Pubblicato il 14/01/2013 21:23:09
Come si fa a parlare di poesia in tempi così, chiede compunto la faccia di circostanza da crisi, tutti i licenziati e i precari che gravano sulle sue spalle di borghese benestante con sensi di colpa, ma non abbastanza, non abbastanza, se subito dopo vuole sapere cosa farò questa estate. lui, che ha una coscienza politica, andrà nella sua casa di sabaudia, oppure in quella in abruzzo, non ha deciso, forse un po' qui un po' là, perché non è il caso di allontanarsi troppo. così non gli dico che non ho case da nessuna parte e quindi andrò una settimana in danimarca, che purtroppo è lontana anni luce. in caso di crollo, come potrò tornare in tempo per vedere la cruciale diretta di ballarò sui mercati che affondano come la costa concordia? o lo speciale di mentana con ospiti in studio nessuno dei quali vorrà assumersi la parte dello schettino? ahi, serva italia, di dolore ostello, sospira, mentre sorseggiamo al pantheon un calice di bianco fresco al punto giusto e lui scaccia postulanti come mosche con un gesto della mano. questa è la poesia che mi piace, tuona, la poesia civile che punta dritta al cuore dei problemi. io chiudo le mie poesie incivili nella borsa, con un gesto furtivo, come per caso. noi della società civile, noi, dovremmo fare qualcosa, qualcosa per tutta questa povera gente, ribadisce scuotendo la testa. beh, è ora di andare adesso, ho l'appuntamento per i pilates; sai, bisogna mantenersi in forma, non si sa mai, aggiunge guardando contegnoso la mia pancia rotonda. io resto lì, un po' interdetta, fino a che il cameriere non chiede, con lo sguardo perplesso, «signora, allora paga lei?»
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