non ovunque
se non qui
da attaccare al seno
la ferita sottile
e al fianco
la tenera talea
noi moriremo con uno squarcio largo
e voce sparsa
nella mezz'ora d'aria
presso il color polvere dell'unica via
sanguinando
rugiade
lungo una rotta inevitabile
avessi il coraggio necessario per non temere
l'ardore delle nevi
quando mi ingoieranno
o le ossa dei giardini
innalzate come colonne
a sostenermi leggera nell'altezza del vuoto
non so dirti adesso
da quale croce mi lancerò
per annegarmi
un attimo prima di concedermi
agli ultimi venti
intanto
in questo altrove
di muri rossi
l'indicibile
bisbiglia inquieto
perfino dalla distanza irrimediabile
della radice estirpata dal grembo
e diresti
quasi di grazia viva
il suo nervo che guizza nel trattenere il segreto
ma è pioggia fine a lato degli occhi
nei luoghi che non abbiamo e non abbiamo avuto
li riconosco al tatto
nella memoria della pelle
in espansione verticale
tra tutte le possibili sere soppresse da un'eclissi di luna.
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