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Il catto-berlusconismo della gerarchia cattolica

Argomento: Religione

Articolo di Enrico Peyretti 

Proposta di Ignazio Jimenez »

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Pubblicato il 30/01/2011 20:39:49

Il catto-berlusconismo della gerarchia cattolica umilia la Chiesa

di Enrico Peyretti, da Adista, n. 4/2010

 

Il “disagio” dei laici cattolici per le posizioni pubbliche della gerarchia ha nuovi gravi motivi. Ricevendo il nuovo ambasciatore d’Italia, a metà dicembre, il papa, come capo di Stato, ha ringraziato il governo italiano “per quanto ha fatto contro il tentativo di eliminare il crocifisso dai luoghi pubblici” dicendo che “si è mosso in conformità a una corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione”. Il crocifisso nelle scuole – ipocrisia di origine fascista e usata dal padano-razzismo – compensa forse la crocifissione dei poveri del mondo, respinti dal governo italiano in mano a dittatori e predoni feroci? Con quale responsabilità si fa parlare così il papa? Con quale conoscenza della realtà e quale coscienza dei primari valori umani e civili? Ma sanno questi clero-burocrati a chi vendono la Chiesa?

E prima, il 9 dicembre, in una cena festosa in Vaticano, i nuovi cardinali si sono presentati al premier e ai maggiori ministri. C’è qualcosa da festeggiare nella crisi materiale, e soprattutto morale, dell’Italia di oggi?

Alcuni cattolici hanno scritto: “Perché i prìncipi della Chiesa dovrebbero essere presentati ai prìncipi di questo mondo? Evidentemente perché sono colleghi di principato. Ma non nel nostro nome di cittadini e di cristiani sgomenti di fronte a un premier e ad un governo che sono un concentrato di quanto di più antievangelico sia mai comparso nella storia della Repubblica e che è invece apprezzato e vezzeggiato dalle gerarchie ecclesiali” (fra i primi sottoscrittori del testo Maria Cristina Bartolomei, Claudio Ciancio, Beppe Elia, Miriam Franchella, Antonio Gorgellino, Virgilio Melchiorre, Salvatore Passari, Enrico Peyretti, Toni Revelli, Maria Adele Roggero, Ugo Gianni Rosenberg, Gabriele Scaramuzza, Stefano Sciuto, Riccardo Torta).

Più volte il card. Bertone ha dato esplicito appoggio a Berlusconi con cene e incontri semiclandestini, poi con grande pompa prima del voto sulla sfiducia; ed ha premuto perché un partito, l’Udc, si accordasse con Berlusconi: il pastore si fa trafficante di consensi politici e di giochi di potere.

Non si tratta di destra o sinistra, ma di un governo che è fuori da tutte le parti: fuori dalla Costituzione, fuori dalla giustizia verso i più poveri, fuori dalla legalità, fuori dalla parola veritiera e onesta.

La presentazione allegra, è scritto ancora in quel testo, “a un prìncipe corrotto e corruttore, che infanga il Vangelo mentre se ne appropria, è un’umiliazione per la Chiesa intera, fatta anche e soprattutto di tanti silenziosi, umili e coraggiosi credenti, e l’intervento squisitamente politico del segretario di Stato non può che portare divisioni nella Chiesa.

Chiediamo di pregare perché lo Spirito sostenga la Chiesa anche in questo momento difficile, perché sia preservata la sua unità, ma anche perché, a questo fine, sia liberata dei pastori indegni.

Festa e festini stanno per finire, perché il Signore non abbandona i suoi fedeli e il male non avrà l’ultima parola”.

L’odierno catto-berlusconismo della gerarchia cattolica ricorda il catto-fascismo del ventennio violento, che fu il fallimento dei pastori e l’abbandono dei fedeli al potere malvagio e falso.

Può accadere di peggio alla Chiesa? Questo è peggio della persecuzione.

Un tradizionale disprezzo-utilizzo del mondo porta il cattolicesimo a teorizzare una irresponsabile indifferenza morale tra monarchia e repubblica, tra dittatura e democrazia, tra Berlusconi e la Costituzione, chiedendo al potere solo la libertà di predicare il Vangelo, ma in una posizione di compromissione, privilegio e scambio di favori illeciti, che lo svuota e lo falsifica, perché non è più il Vangelo per i poveri e per la giustizia, annuncio storico del Regno promesso e iniziato nei cuori.

La libertà della Chiesa, la libertà religiosa, giustamente reclamata dal papa per i cristiani e per tutti, è inutile e sprecata se non è sfida evangelica ai potenti. Gesù è morto in croce perché ha esercitato “fino in fondo”, con amore coraggioso e fedele, questa sfida alle falsità potenti del mondo.

Da "Micromega"
http://temi.repubblica.it/micromega-online/



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