come una virtù
ti tengo in segreto, violento sussulto
e scroscio d'acquaviva
(avessi viaggiato mille cieli, tornerei sempre
a cercarti qui, voce nella pioggia)
a offrirti
il precipizio d'aria nella gola
(perchè vorrei morire di un solo taglio di vera luce)
le ameresti tutte le mie ferite
o soltanto quella aspra di sale?
di mare è il seme del tuo canto,
il mio d'arancio antico
ma quanta forza ha la tempesta, il suo destino
nelle cavità delle onde
non resisto a pregare al buio, nè
dentro il vuoto delle fiamme
tu non cercarmi, non chiamarmi
non potrei sentirti
non potresti trovarmi in questo urlo che copre i silenzi
ma almeno pensami
stasera che sale alta la marea
(senza stelle sulle tempie)
tra gli sterpi
partorirò da sola ombre flessuose che t'appartengono,
creature d'ali malate
come me, per poca luce
in volo cieco
su paesaggi d'inverno e nottelunga.