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Le relazioni affettive in una socieà liquida

Argomento: Sociologia

Saggio di Giuseppina Bosco 

Proposta di Giuseppina Bosco »

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Pubblicato il 29/06/2016 16:23:53

Le relazioni affettive in una società "liquida"

 

Volendo riflettere sull’importanza delle relazioni umane, caratterizzate da fragilità e insicurezza  a causa di un mondo sempre più dominato dall’individualismo, dall’indifferenza e dalla materialità, è certamente illuminante il saggio di Bauman intitolato “Amore liquido1.

Zygmunt Bauman,  sociologo e filosofo polacco tra i più noti dei nostri tempi, ha coniato la metafora della liquidità in un celebre libro di qualche anno fa, uscito in Italia per Laterza, Modernità liquida. Prosecuzione di questa sua analisi è  Amore liquido del 2006, con cui  continua a sviluppare il discorso sulla società liquido-moderna.

 

Alla base della sua analisi vi è la distinzione tra  modernità/società solida (Homo faber, cioè produttore) e modernità/società liquida, ovvero soggetta alla manipolazione, alla trasformazione (Homo consumens, consumatore).

Il  saggio in questione  affronta il tema della precarietà dell’esistenza e del disfacimento dei legami tra gli individui ma anche  di tante altre questioni. A partire dallo studio della società moderna , Bauman analizza approfonditamente anche altri aspetti del vivere umano, come il rapporto tra l’uomo e i legami affettivi, l’amore, il rapporto con gli altri, il rapporto stesso tra uomo e società.

Lo stato magmatico dei legami personali e sociali produce un individuo afflitto dalla solitudine, egoista ed egocentrico, favorendo il radicarsi dell’individualismo, la perdita dei veri significati delle relazioni affettivo- amicali verso relazioni fondate sull’utile e sulla convenienza.

In  una società “liquida”, quindi consumistica, dove i sentimenti e le relazioni umane sono mercificati, l’amore, inteso come legame “solido” e duraturo, basato sulla fedeltà, sull’ aiuto e rispetto reciproci, perde di significato. In un passo del libro, difatti, Bauman chiarisce bene questo concetto: "amore significa prepotente desiderio di proteggere, nutrire, riparare; e anche di accarezzare, coccolare e accudire, oppure di difendere gelosamente, isolare, imprigionare. Amore significa essere al servizio, stare a disposizione, attendere ordini” 2

Nell’era tecnologica e globalizzata, i legami stabili fanno paura e si cerca rifugio nelle cosiddette relazioni virtuali, nelle quali è permesso prendere le distanze o riavvicinarsi al partner con estrema facilità e  ogni qualvolta lo si desideri, evitando il rischio di intrappolarsi in relazioni troppo solide, gestendole a proprio piacimento con distacco e disimpegno.

L’amore, dunque, inteso come sentimento vero che implica la dedizione all’altro pur non perdendo di vista la propria autonomia, concepito nella sua assiduità temporale, non è più concepibile in una società liquida che degrada le esperienze “appassionanti” in brevi e consumate esperienze d’amore.

Un’altra affermazione illuminante in questo senso è quella che vede la relazione virtuale come scelta più produttiva in quanto meno stabile nella costruzione dei legami: “essere connessi è meno costoso che essere sentimentalmente impegnati”3 Ulteriore conseguenza, nei nostri tempi, è il confondere  l'amore con il desiderio ossia con l'impulso di possedere ciò che attrae. È pur vero che il desiderio non comporta investimento di tempo o consolidamento di legami, in quanto, una volta soddisfatta  la voglia momentanea, come un prodotto da consumare, è facile e comodo sbarazzarsene. Il desiderio così coincide con la distruzione del suo oggetto ma anche l’amore mira al possesso dell’altro.

A questo punto è necessario citare Roland Barthes, che  nel suo saggio “Frammenti di un discorso amoroso”  sostiene: “L’innamorato  coniuga estremi di nevrosi e psicosi per ridursi ad essere un tormentato e un pazzo, ossessionato dal possedere l’oggetto amato”.4

Ma se l’amore analizzato da Barthes è sempre legato al riconoscimento dell’alterità, l’amore nell’era della tecnica e dell’informatica non presuppone un vero e proprio incontro con l’altro.  L’io che ama non si consacra più alla persona amata, ma è il mezzo con cui ci si connette con la persona amata a divenire sacro: il cellulare, il web, per cui le relazioni sono più virtuali che reali.

Come dice bene Bauman, i rapporti affettivi diventano “tascabili”, durano un breve spazio temporale “e come le azioni in borsa, muoiono secondo le fluttuazioni sentimentali globali”5.

Nel saggio si fa esplicito riferimento alla «sordità affettiva» a cui siamo esposti, la quale impedisce quella comprensione profonda dell’altro che permetterebbe di ridurre al minimo i conflitti, le offese, le negazioni, consentendo apertura e dialogo, disponibilità e incontro con il proprio simile.

 Questa sordità si può tradurre anche in indifferenza nei confronti dell’”altro”, sia esso profugo, extracomunitario, straniero a cui viene negata anche l’accoglienza. Gli stranieri, difatti, poiché sono  ritenuti diversi ed estranei alla comunità nazionale, vengono respinti, alimentando comportamenti xenofobi.

Infine, nella società globalizzata in cui tutto è riconducibile alle leggi del mercato e  dell’apparire, in cui anche i mass media con i vari talk e reality show contribuiscono alla “smaltibilità”6 dell’essere umano,  la vita “diventa un gioco duro” e l’individuo vale non per la sua storia personale e per le sue virtù , ma per l’esito del suo ultimo duello”7. Gli altri sono visti solo come antagonisti e chi vuole “andare avanti e scalare la vetta, si coalizza con colui che in quel momento è utile allo scopo. Gli strumenti che aiutano a vincere la gara sono svariati e spaziano dall’autoritarismo esplicito ad una prudente auto moderazione”8, tutto si riduce ad un basso meccanismo di sopravvivenza di darwiniana memoria. Nei segmenti della società non contano più i valori quali “fiducia, compassione, fedeltà”9, ma l’imperativo della lotta “omnium contra omnes”. Sono invece i  principi “dell’educere” (morali, culturali) che devono prevalere sia nella formazione dei giovani, i quali  devono scalare la vetta della propria realizzazione, sia nella loro trasmissione da parte di insegnanti e formatori.

  

 

 

 

1 Zygmunt Bauman, “Amore liquido”, Editori Laterza, 2006

 

2 ivi pag.19

 

ivi  pag. 15

 

4 da Roland Barthes, “Frammenti di un discorso amoroso”

 

5 ivi pag. 126

 

6 ivi pag. 123

 

7 ibidem

 

8 ibidem

 

9 ibidem

 


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