Pubblicato il 02/04/2016 21:54:48
Non posso affermare di conoscere bene Gianmaria Testa. So di lui quello che sanno tutti, dopo che in Francia si sono accorti di quanto fosse bravo con la musica e con le parole. Un grande artista. Eppure, da che ne ho sentito parlare, l’ho sempre percepito amico, vicino, disponibile. Animato da una sensibilità e da una grazia che solo pochi eletti possono vantare. Lui era uno di quei pochi. Figlio di contadini e ferroviere, come me. Poeta come può esserlo chi sa adagiare, sulle note di una chitarra che si librano nell’aria, petali di parole leggere come i sogni di un bambino, come bugie che catturano l’attenzione e costringono a seguirle fino a che non sono lontane, ormai indistinguibili, all’orizzonte. Gianmaria era l’essenza del sentimento, un autore che colpiva per la semplicità quasi scarnificata dei suoi testi. Levigava ogni sua canzone, lavorando a togliere. Aborriva il troppo, il sovrappiù. Perché quello che conta è la cifra, la struttura e non già i nastrini e i fiocchetti. Un menestrello che metteva nelle sue opere tutto sé stesso. Testa e cuore.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Antonino Cervettini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|