Antonio Fernández Spencer nacque il 22 giugno del 1922 a Santo Domingo, fu poeta, critico letterario, diplomatico, educatore, saggista e filosofo. Vivette in Spagna per sei anni dove fondò e presidiò gli incontri de La Tertulia Hispanoamericana insieme a importanti intellettuali come Luis Rosales, Rafael Alberti, e altri poeti appartenenti alla Generazione del ’27. Pubblicò i suoi primi versi nella poesia sorprendida, gruppo poetico del quale fu uno dei fondatori. Le sue prime poesie furono marcate dall’avanguardia e la sua opera saggistica dimostrò la sua solida formazione intellettuale. Polemico, avanguardista e sempre disposto ad orientare i giovani che gli si avvicinavano per consultarlo, si adentrò anche nella poesia negrista. Morì nella città di Santo Domingo nel mese di marzo del 1995.
“La poesia del dominicano Antonio Fernández Spencer è, soprattutto, poderosa. Un senso d’urgenza contenuto, di premurosa nostalgia e stupore permea i suoi componimenti, costituiti dalla delicata ed evanescente sostanza dell’immagine. La voce del poeta, trasparente e luminosa, si avvicina all’oggetto dell’amore o del desiderio con una reverenza che sembra provenire da secoli di osservazione sulla natura, l’essere e le cose. E questo stupore raggiunge ogni verso, ogni parola che vibra in lui come se fosse la nota breve e sequenziale di una chitarra che aspetta nell’ombra una mano destra e allenata.” (Fernando Ureña Rib)
ROSA TRANSITORIA
Todo en lúcida forma te señala:
el sufrimiento, el alma sin noticia,
y tu forma de pájaro que escala
lo puro de ese cielo que se inicia.
Remota estás – ¡oh rosa! – como una ala
en la muerte de póstuma caricia;
ya subes por el tiempo que señala
lo que duerme a tu ser en la delicia.
Todo en el orbe sin ficción te agota:
el vivo mar que todo lo fecunda
el pájaro olvidado en alta rama;
pues caes por amor en lo que anota
la soledad, que al sueño te circunda,
¡y que te nombra soledad en llama!
ROSA TRANSITORIA
Tutto in lucida forma ti segnala:
la sofferenza, l’anima senza notizia,
e la tua forma d’uccello che scala
la purezza di questo cielo che comincia.
Sei lontana – oh rosa! – come un’ala
nella morte di una postuma carezza;
sta salendo nel tempo che segnala
quel che dorme sotto la tua gioia.
Tutto nel globo senza fingere ti stanca:
il vivo mare che ogni cosa feconda
l’uccello dimenticato su un alto ramo;
allora cadi per amore in ciò che annota
la solitudine, che nel sonno ti circonda,
e che ti chiama solitudine in fiamme!
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